La Svizzera aveva prospettato la possibilità di valutare un aumento dell'obiettivo di riduzione al 30% a condizione che gli altri Paesi industrializzati si vincolassero a un impegno analogo e che anche i Paesi in sviluppo contribuissero in misura adeguata alla riduzione delle emissioni.
Finché simili condizioni non saranno realizzate, indica una nota odierna dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM), "il Consiglio federale non fisserà per la Svizzera l'obiettivo di riduzione a un livello più elevato".
Nei fatti, nel 2012 la Svizzera ha emesso pro capite 6,4 tonnellate di CO2, mentre le emissioni dell'UE sono state pari a 9,6 tonnellate.
Per il periodo post 2020, l'esecutivo intende adoperarsi a livello internazionale per un regime climatico giuridicamente vincolante. Un accordo in tal senso valido per tutti i Paesi dovrà essere approvato a fine 2015 nel contesto della Conferenza sul clima che si terrà a Parigi.
Le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte in misura tale che, a livello globale, le temperature non saliranno di oltre 2 gradi rispetto al periodo preindustriale. Secondo calcoli scientifici, precisa l'UFAM, il cosiddetto obiettivo dei 2 gradi potrà essere raggiunto soltanto riducendo i gas serra del 50 - 85% rispetto al 1990.
Anche la Svizzera è stata invitata a fare proposte per raggiungere questo obiettivo ambizioso. Secondo l'UFAM, gli strumenti previsti dalla legge sul CO2 dovranno essere portati avanti con coerenza nonché rafforzati in certi punti.
Entro la metà del 2016, il Dipartimento federale dell'ambiente elaborerà un progetto riguardante alcuni punti cardine che metterà in consultazione. Tra gli interventi elencati nella nota dell'UFAM, figurano per esempio un inasprimento delle prescrizioni concernenti le automobili nuove e i veicoli commerciali leggeri, una possibile tassa sul CO2 per i carburanti quale misure sussidiaria, nuove norme riguardanti gli edifici.