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CinaL'armata dei 50 centesimi, o come la Cina cerca d'influenzare se stessa

21.09.21 - 06:30
Propaganda, disinformazione e manipolazione. Così in 13 anni la Cina ha investito 16,9 miliardi
Keystone
L'armata dei 50 centesimi, o come la Cina cerca d'influenzare se stessa
Propaganda, disinformazione e manipolazione. Così in 13 anni la Cina ha investito 16,9 miliardi

PECHINO - Controllo economico e ideologico. Dal 2008 a oggi Pechino ha investito 1,3 miliardi ogni anno per controllare la sua immagine nel mondo, per essere ben vista dall'opinione pubblica. Un spesa ingente che secondo l'Istituto di ricerca strategica della scuola militare francese non ha dato davvero i suoi frutti.

Tutto parte dalla base 311 dell'Armata popolare che, divisa in nove unità, si insinua nelle informazioni attraverso i canali radio, le case editrici e le università. Si trova a Fuzhou, nel sud del Paese, celata dietro l'indirizzo di una piscina.

Secondo il rapporto pubblicato ieri mattina e discusso in esclusiva da Radio France, due milioni di cittadini cinesi sarebbero pagati a tempo pieno per diffondere la propaganda di Pechino e altri 20 milioni agirebbero su chiamata per invadere i canali social, creando l'illusione di un movimento spontaneo. Quest'organizzazione è stata soprannominata l'Armata dei cinquanta centesimi, in quanto i dipendenti vengono pagati l'equivalente di qualche centesimo.

Gli attori principali di quella che i ricercatori chiamano un'imitazione del modello russo da parte della Cina, sono il dipartimento della Propaganda, che controlla i media e la produzione culturale del paese, il dipartimento del Lavoro del fronte unito e quello delle Relazioni internazionali. Questi a livello istituzionale. Non mancano anche le imprese, che siano pubbliche o private, che giocano un ruolo importante nella raccolta dei dati, così da sapere chi bisogna influenzare, come e quando.

Nella pratica ciò che succede è che Pechino vuole preservare una certa immagine: bella agli occhi del mondo, minacciosa a livello di mercato. Ad esempio a inizio pandemia ha cercato di far credere, mobilitando i suoi dipendenti della disinformazione, che gli Stati Uniti fossero all'origine della proliferazione del coronavirus. L'informazione si basava sulle ricerche di uno scienziato, un certo Larry Romanoff, che effettivamente esiste e vive in Canada, ma che si occupa d'import-export e che veniva pagato per diffondere notizie false.

Al tempo i media cinesi sostenevano che il virus fosse stato sviluppato in laboratorio americano. Dopo quello era seguito un tentativo di discreditare anche il vaccino Pfizer, in quanto alcune persone anziane in Norvegia erano decedute in seguito alla somministrazione, ma accertamenti posteri avevano rassicurato: i decessi non erano correlati al vaccino.

A livello europeo è la Svezia la principale vittima perché Pechino vede in lei un posizionamento geografico strategico, un settore tecnologico all'occhiello e un'immagine di Paese modello. Perciò ha costruito la storia di una turista cinese che era stata violentata dalla polizia svedese. Scopo: distruggere la bella immagine della Svezia per far credere alla popolazione cinese che il sistema europeo è violento. Stando ai ricercatori «la promozione del modello cinese passa dalla degradazione degli altri, in particolare quelli di democrazia liberale, esattamente come agisce la Russia da anni».

Eppure, anche se la Cina investe in questo sforzo da 13 anni, resta la miglior nemica di se stessa. Questa la conclusione dello studio. Infatti a livello mondiale già dal 2019, con la repressione di Hong Kong e la successiva pandemia, l'opinione pubblica si è dimostrata scettica nei suoi confronti, così come all'interno del Paese l'influenza scende sempre di più e il Partito diventa impopolare.

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