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AUSTRALIAIl ministero della Salute ha bloccato le inserzioni su Facebook

22.02.21 - 08:20
Sono stati stanziati circa 20 milioni di dollari australiani, ma il social network non vedrà più nemmeno un centesimo
KEYSTONE
Il ministero della Salute australiano ha bloccato ogni campagna pubblicitaria su Facebook.
Il ministero della Salute australiano ha bloccato ogni campagna pubblicitaria su Facebook.
Il ministero della Salute ha bloccato le inserzioni su Facebook
Sono stati stanziati circa 20 milioni di dollari australiani, ma il social network non vedrà più nemmeno un centesimo

CANBERRA - Continua la querelle che vede opposte le autorità australiane e Facebook. L'ultimo capitolo della vicenda ha come protagonista il ministero della Salute locale, che ha deciso di bloccare tutte le campagne pubblicitarie sul social network.

La decisione è stata annunciata dal ministro Greg Hunt, che ieri sera ha spiegato come le inserzioni per il lancio della campagna vaccinale contro il coronavirus (per le quali sono stati investiti quasi 20 milioni di dollari australiani, circa 14 milioni di franchi svizzeri) continueranno a essere pubblicate, tranne che su Facebook. Obiettivo della massiccia operazione: contrastare le teorie del complotto sui vaccini anti-Covid e intensificare la fiducia della popolazione nel preparato.

«Verranno utilizzati tutti i nostri fondi», ha detto Hunt, spiegando poi che il ministero non ha intenzione di abbandonare Facebook. «Continueremo a pubblicare su quel particolare canale, semplicemente non faremo» inserzioni a pagamento.

Com'è noto, Canberra e il gigante del web sono ai ferri corti dopo che quest'ultimo sta bloccando i contenuti di attuali come segno di protesta contro il disegno di legge sulla remunerazione delle notizie pubblicate sui social. Il governo ha indicato che non ci saranno ulteriori modifiche in vista della discussione imminente alla Camera alta: il ministro delle Finanze Simon Birmingham ha spiegato che, nella sua forma attuale, il provvedimento fa sì che «i contenuti di notizie generati in Australia da organizzazioni» con sede nel paese «possono e devono essere pagati in modo equo e legittimo».

 

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