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GERMANIA«Vogliamo rispettare l'embargo delle armi con più controlli»

19.01.20 - 19:45
Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in conferenza stampa al termine della Conferenza di Berlino sulla Libia
Keystone
«Vogliamo rispettare l'embargo delle armi con più controlli»
Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in conferenza stampa al termine della Conferenza di Berlino sulla Libia

BERLINO - «Abbiamo messo a punto un piano molto ampio, tutti hanno collaborato in modo molto costruttivo, tutti sono d'accordo sul fatto che vogliamo rispettare l'embargo delle armi con maggiori controlli rispetto al passato». Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in conferenza stampa al termine della Conferenza di Berlino sulla Libia.

Ai media la cancelliera tedesca ha aggiunto che «tutti gli Stati sono d'accordo che abbiamo bisogno di una soluzione politica e che non ci sia alcuna chance per una soluzione militare». Oggi a Berlino «non abbiamo risolto tutti i problemi» sulla Libia ma «abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamé», ha continuato la Merkel.

Ecco l'intesa - Consolidare la tregua con un cessate il fuoco stabile e duraturo, monitorato da comitati tecnici e sostenuto dall'embargo sulle armi. Per poi aprire un vero e proprio negoziato politico che porti la Libia a nuove elezioni ed un nuovo governo «unico, unificato, inclusivo ed effettivo».

In quasi sei pagine, articolate in sette titoli e 55 punti, le conclusioni della Conferenza di Berlino disegnano un percorso, sotto l'egida dell'Onu, per accompagnare la Libia fuori dalla crisi, garantendo un «forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale». Senza ingerenze, è il senso della dichiarazione che precisa come «soltanto un processo politico guidato dai libici e dei libici può porre fine al conflitto e portare a una pace duratura». Un documento corposo che affronta anche i nodi economici e strutturali del Paese, nonché il capitolo diritti umani e quel follow up necessario perché il percorso prosegua.

Ecco, in sintesi, i passaggi principali delle conclusioni.

* CESSATE IL FUOCO - Tutte le parti devono cessare le ostilità dismettendo le armi pesanti, l'artiglieria, i mezzi aerei e «tutti i movimenti militari o quelli in supporto nell'intero territorio libico». Viene affidato all'Onu il compito di agevolare i negoziati per la tregua, monitorare e verificare la tenuta attraverso l'immediata creazione di «comitati tecnici».

* EMBARGO SULLE ARMI - Rispetto assoluto dell'embargo sulle armi previsto dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu. E un appello a tutti gli attori affinché si astengano da «attività che aggravino il conflitto o non siano conformi con l'embargo sulle armi o il cessate il fuoco, incluso il finanziamento di capacità militari o il reclutamento di mercenari». Chiesta l'applicazione delle sanzioni Onu contro coloro che «violino l'embargo sulle armi o il cessate il fuoco».

* RITORNO AL PROCESSO POLITICO - È il secondo step da mettere in campo dopo la tregua. Si chiede «la creazione di un Consiglio presidenziale funzionante e di un singolo, unitario, inclusivo ed effettivo Governo nazionale libico approvato dal Parlamento».

* RIFORMA DEL SETTORE DELLA SICUREZZA - «Ripristinare il monopolio dello Stato sull'uso legittimo della forza» e sostegno «alla creazione di forze nazionali libiche di sicurezza, di polizia e militari sotto il controllo centrale della autorità civile».

* RIFORME ECONOMICHE E FINANZIARIE - Proposta la creazione di una Commissione di esperti per rilanciare il Paese e ribadire che solo la Noc è la compagnia energetica libica legittimata. Si chiede che tutte le parti continuino «a garantire la sicurezza delle infrastrutture petrolifere, rigettando ogni azione mirata a danneggiarle».

* RISPETTO DEI DIRITTI UMANI - Si «sollecita a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, a proteggere i civili e le infrastrutture civili». Prevedendo anche la graduale chiusura «dei centri di detenzione».

* FOLLOW UP - Si riafferma il ruolo dell'Onu ed un impegno della missione Unsmil nel processo mentre è prevista la creazione di un Comitato internazionale di raccordo per seguire il processo.

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