Il partito ha chiarito i suoi «presupposti»: via i decreti sicurezza, preaccordo sulla manovra e stop al taglio dei parlamentari
ROMA - In Italia si avvicina il momento chiave dell'apertura ufficiale della trattativa tra Movimento 5 Stelle (M5s) e Partito democratico (Pd) e, come prevedibile, sale la tensione sia all'interno dei due partiti sia tra le due forze politiche. In queste ore frenetiche, in attesa della chiusura delle consultazioni, anche le voci di tre nuovi paletti - via i decreti sicurezza, preaccordo su manovra e stop a taglio parlamentari - che avrebbe messo il Pd nel paniere stanno facendo fibrillare sia gli stessi democratici che il Movimento.
Tensioni che certamente sono arrivate anche al Quirinale dove il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella è fermo sulla richiesta di avere presto piena chiarezza. Ove non ci fosse già oggi nessuno può escludere che il capo dello Stato possa velocemente aprire le procedure per nuove elezioni.
Sul nome del premier e sui primi punti su cui cercare una convergenza al momento le parti sono lontane. Con una parte del Movimento 5 Stelle che resta scettico sull'affidabilità soprattutto del segretario del Pd Nicola Zingaretti. E, ad agitare il Movimento c'è il "no" al taglio dei parlamentari che avrebbe proposto, salvo poi precisare il suo concetto, il segretario dei democratici.
È il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio a precisare che sul taglio dei parlamentari non c'è un veto, ma deve essere accompagnato da una riforma elettorale. E poi lo stesso Zingaretti, poco dopo, in una nota precisa che le condizioni poste al M5S sono i 5 punti approvati dalla Direzione ieri. Ma l'affondo Dem sul taglio dei parlamentari - più che sulla cancellazione di parte del decreto sicurezza - ha accresciuto, in questi minuti lo scetticismo pentastellato, a cominciare dai filo-leghisti come Gianluigi Paragone. E, secondo alcune fonti parlamentari, le dichiarazioni del Pd sul taglio dei parlamentari sarebbero arrivate dopo che, al Nazareno, era giunta l'ipotesi che, nelle sue dichiarazioni dal Colle, Luigi Di Maio non avrebbe chiarito la sua apertura al Pd.
Ma, al momento, la tensione salita in queste ultime ore non cancella la trattativa. Contatti tra M5S e Pd - ma non tra Di Maio e Zingaretti - avrebbero provato a rasserenare il clima in vista della salita al Quirinale del leader del Movimento. Mattarella che, già oggi, chiede a Di Maio chiarezza in vista di un eventuale governo con il Pd.
Di Maio: «Non lasciamo affondare la nave» - «Non lasciamo la nave affondare, perché l'Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte». Lo afferma il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio al termine delle consultazioni con il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
«Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani», ha aggiunto Di Maio.
In precedenza, il suo ex alleato leghista Matteo Salvini ha ribadito che il voto è la via maestra, ma ha anche aggiunto: «Se qualcuno mi dice ragioniamo perché i no diventano sì, miglioriamo la squadra, miglioriamo il programma, ho sempre detto che sono uomo concreto, non porto rancore, guardo avanti».
Circolano intanto i primi nomi per l'incarico di premier, fra questi quello della vice presidente della Corte Costituzionale italiana Marta Cartabia.