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REGNO UNITOBoris Johnson in pole per la poltrona di May

24.05.19 - 17:23
Sono più di una dozzina i pretendenti per il doppio ruolo di leader del Partito Conservatore e di futuro primo ministro della Gran Bretagna
Keystone
L'ex sindaco di Londra è il grande favorito.
L'ex sindaco di Londra è il grande favorito.
Boris Johnson in pole per la poltrona di May
Sono più di una dozzina i pretendenti per il doppio ruolo di leader del Partito Conservatore e di futuro primo ministro della Gran Bretagna

LONDRA - Una dozzina di pretendenti e più, per una sola poltrona a doppio mandato: quella di leader del Partito Conservatore e di futuro primo ministro del Regno Unito. Tanti ne conta oggi il Guardian - fra coloro che si sono già offerti e coloro che non hanno escluso di poterlo fare - nel giorno dell'annuncio delle dimissioni da Downing Street di Theresa May.

I favori del pronostico sono per Boris Johnson, portabandiera del fronte pro Leave al referendum del 2016 e di un divorzio senza se e senza ma dall'Ue. Ma l'ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra - già scottato nelle sue ambizioni tre anni orsono, quando la strada sembrava spianata - dovrà fare i conti con non pochi ostacoli. E non pochi rivali decisi a tutto.

L'unica cosa certa è che il vincitore (o la vincitrice) non potrà non venire questa volta se non dal fronte euroscettico, tanto più sull'onda del prevedibile risultato disastroso della parrocchia Tory alle elezioni Europee di questa settimana e del salasso di voti in via di cessione al nuovo Brexit Party di Nigel Farage. O come minimo di quei pro Remain tiepidi che negli ultimi anni si sono riposizionati su slogan brexiteer.

È il caso del titolare degli Esteri in carica, Jeremy Hunt, che in un ballottaggio finale con il pittoresco e divisivo ma popolare e facondo Boris non avrebbe chance alcuna di fronte alla base degli iscritti. Ma che potrebbe farcela se Johnson fosse eliminato nelle votazioni preliminari interne al sinedrio dei parlamentari. Lo stesso discorso vale per un altro veterano di governo, Sajid Javid, da un annetto promosso ministro dell'Interno, che dalla sua ha da giocare la carta di potersi presentare quale ipotetico primo leader Tory proveniente da una minoranza etnica (rivoluzione vera, anche se solo d'immagine, per il più paludato dei partiti britannici) essendo figlio d'un autista di bus immigrato dal Pakistan. Mentre labili appaiono le speranze di altri moderati riverniciati di grinta: dal ministro della Sanità, Damian Hancock, all'ex diplomatico Rory Stewart, emergente titolare della Cooperazione Internazionale.

Johnson deve guardarsi del resto anche da brexiteer originali come lui, pronti ad affilare i coltelli. Incluso il pragmatico Michael Gove, tessitore di trame e ora ministro dell'Ambiente, che dopo aver fatto coppia nella campagna referendaria già fu in grado di tradirlo e scaricarlo nel 2016. O ancora Penny Mordaunt, rampante ministra della Difesa di fresca nomina, prima donna alla guida politica dei militari di Sua Maestà e veterana ella stessa delle forze armate (oltre che di qualche comparsata in reality show televisivi). Ma soprattutto deve guardarsi da Andrea Leadsom, dimessasi in extremis dal governo May proprio per prepararsi alla scalata; e dall'azzimato Dominic Raab, ex ministro della Brexit: più giovane e forse persino più falco di lui.

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COMMENTI
 

seo56 4 anni fa su tio
Speriamo in modo di completare la Brexit il più presto possibile

Wunder-Baum 4 anni fa su tio
Ritorno del sindaco in bicicletta ?
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