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REGNO UNITOTheresa May ha chiesto il rinvio della Brexit

20.03.19 - 13:58
La premier britannica ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il limite temporale è fissato al 30 giugno. Oltre c'è sempre il no deal
KEYSTONE/EPA (PARLIAMENTARY RECORDING UNIT HANDOUT)
Theresa May ha chiesto il rinvio della Brexit.
Theresa May ha chiesto il rinvio della Brexit.
Theresa May ha chiesto il rinvio della Brexit
La premier britannica ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il limite temporale è fissato al 30 giugno. Oltre c'è sempre il no deal

LONDRA - La premier britannica Theresa May chiede all'Ue un rinvio della Brexit breve, limitato al 30 giugno. Lo ha detto la stessa May nel Question Time ai Comuni annunciando di aver inviato una lettera al riguardo al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

May ha quindi escluso nettamente l'ipotesi di una proroga lunga, definendo «inaccettabile» la prospettiva che il Regno Unito possa dover partecipare alle prossime elezioni europee «a tre anni di distanza» dal risultato del referendum del 2016.

La premier, in un aspro botta e risposta con il leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha puntato il dito contro il Parlamento, insistendo che è dovere della Camera dei Comuni attuare il risultato del referendum a favore della Brexit.

Corbyn ha sostenuto che il rifiuto di May di mettere sul piatto l'opzione di uno slittamento prolungato, contrasta con gli impegni presi a Westminster e rappresenta «un fallimento» e un cedimento ai brexiteer dell'esecutivo. La premier gli ha risposto di «non voler rispettare il risultato» del referendum. Quindi, respingendo le ipotesi di alternative al suo piano, ha notato come la Camera abbia votato contro un no deal, ma anche contro un referendum bis e contro la proposta alternativa di una Brexit più soft di Corbyn.

KEYSTONE/EPA (ANDY RAIN)Lo ha fatto con una lettera al presidente del Consiglio europeo Tusk.

«Ora il Parlamento deve affrontare le conseguenze delle sue decisioni», ha tuonato la premier, indicando a questo punto il rinvio breve e la possibilità di recuperare l'accordo già raggiunto a novembre con Bruxelles come l'unica strada. Mentre ha escluso una revoca dell'articolo 50.

«Riporterò l'accordo» a Westminster - «Alcuni parlamentari hanno interpretato le parole» dello speaker come la necessità di «nuove modifiche all'accordo. Questo ha reso impossibile chiedere un nuovo voto prima del Consiglio europeo. Tuttavia, resto intenzionata a riportare l'accordo» a Westminster. Così ha scritto May nella lettera inviata a Tusk. La premier spiega di voler porre una «mozione per un'uscita ordinata dall'Ue» e «se sarà approvata, confido che il Parlamento ratificherà l'intesa in modo costruttivo».

Le procedure per un nuovo voto sull'accordo per la Brexit «non potranno essere completate prima del 29 marzo. Per questo motivo scrivo per informare il Consiglio europeo che il Regno Unito chiede una proroga dell'Articolo 50».

Niente estensione lunga - «Io mi oppongo a un'estensione lunga, non la voglio» ha aggiunto May, replicando al leader laburista Jeremy Corbyn ed escludendo in modo apparentemente definitivo un'opzione sulla Brexit che fino alla settimana scorsa aveva invece lasciato sul tavolo, seppure solo come teorica e da lei non gradita.

May ha spiegato in particolare di essere contraria a una partecipazione britannica al voto europeo (inevitabile in caso di allungamento dei tempi), mentre ha accusato Corbyn di essere oscillante e di strumentalizzare il dossier. «Questa Camera - ha proseguito la premier - s'è concessa troppo a lungo all'Europa: è tempo di attuare la volontà popolare, come il popolo merita».

«Descrivere il dibattito parlamentare come un cedimento (all'Ue) non è una manifestazione di gran rispetto verso il processo democratico che siamo tenuti a onorare qui», le ha risposto Corbyn, mentre dai banchi dell'opposizione saliva il grido «dimissioni» all'indirizzo della premier.

KEYSTONE/EPA (PARLIAMENTARY RECORDING UNIT HANDOUT)Il nuovo termine auspicato è il 30 giugno, dopodiché ci sarebbe comunque un no deal.

Dopo il 30 giugno c'è il no deal - «Un'estensione» della scadenza della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno «non toglie dal tavolo il no deal», che resta sullo sfondo come opzione inevitabile - secondo il governo britannico - se nel frattempo il Parlamento non ratificherà l'accordo di divorzio raggiunto con Bruxelles. Lo ha chiarito May rispondendo al deputato conservatore Richard Drax. «Io credo che sia tempo di attuare il voto popolare del 2016, senza ritardare la Brexit oltre il 30 giugno», ha tagliato corto May.

C'è un problema con la data - Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha messo in guardia Theresa May «dall'includere una data della proroga successiva alle elezioni europee. Il divorzio deve essere prima del 23 maggio, altrimenti ci saranno difficoltà istituzionali e incertezza legale. Nel caso di una proroga oltre il 23 maggio il Regno Unito dovrà organizzare delle elezioni». Così ha dichiarato il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas.

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