Il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton lo difende a spada tratta, mentre il Tribunale supremo di giustizia venezuelano gli impone misure restrittive
CARACAS - Maikel Moreno, presidente del Tribunale supremo di giustizia (Tsj) del Venezuela ha proibito ieri di lasciare il Paese a Juan Guaidò, il presidente del Parlamento che ha assunto i poteri dell'Esecutivo, e gli ha congelato anche i beni.
Le misure erano state richieste dal procuratore generale Tarek William Saab, secondo cui l'indagine della magistratura ha individuato in Guaidó il leader delle proteste che «hanno comportato gravi danni alle famiglie venezuelane».
Moreno, in una dichiarazione letta alla tv pubblica, ha detto che le misure restrittive si manterranno finché durerà l'inchiesta della Procura.
«Guai a chi tocca Guaidò» - Le misure restrittive imposte a Juan Guaidò non sono piaciute al consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton che ieri ha ribadito il suo monito che ci saranno «conseguenze serie» per chiunque tenti di colpire il leader dell'opposizione venezuelano, autoproclamatosi presidente ad interim e riconosciuto da vari Paesi, tra cui gli Stati Uniti.
«Anche Sanchez ora sta con il golpe» - Intanto il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, ha accusato ieri il premier spagnolo Pedro Sanchez di essersi «associato apertamente con il colpo di Stato di Trump in Venezuela», dopo le dure dichiarazioni di Sanchez durante il suo intervento in un incontro dell'Internazionale Socialista (Is) nella Repubblica Dominicana. «Ci ha messo un po'», ha osservato ironicamente Arreaza in un messaggio su Twitter.
Durante il meeting dell'Is Sanchez - criticando apertamente il governo di Nicolas Maduro in Venezuela e quello di Daniel Ortega in Nicaragua - ha detto che «siamo socialisti perché difendiamo la libertà. Chi risponde con pallottole e prigione all'ansia di libertà e democrazia di un popolo non è un socialista, è un tiranno».