Lunedì è in programma la discussione sulla mozione firmata PD. Il 30 gennaio invece sul tavolo ci sarà l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini
ROMA - Ventotto e 30 gennaio, due giorni segnati col rosso nel calendario delle diatribe tra M5S e Lega. Lunedì, alla Camera, è in programma la discussione generale sulla mozione Pd per il sì alla Tav. Mercoledì c'è la prima convocazione della Giunta per le immunità del Senato: sul tavolo l'autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini.
Due potenziali bombe a orologeria che rischiano di spaccare non solo l'alleanza, ma anche il Movimento. Da qui, l'imperativo che circola in queste ore all'interno soprattutto dei pentastellati: provare a rinviare il momento in cui, alla Camera e al Senato, M5S e Lega si confronteranno col voto.
Sul caso Diciotti è lo stesso Salvini a spegnere focolai di crisi. «Abbiamo tanto da fare, quindi non ci sono crisi dietro l'angolo, io sono tranquillo», assicura il leader della Lega mostrando ancora una volta il volto più ferreo sul caso Diciotti e, in generale, sul dossier migranti.
E precisando: «Il Senato giudicherà se sto facendo bene». Del resto, a parte Salvini, il governo proverà a star fuori dalla vicenda. «È irrispettoso dire al Parlamento cosa votare», sottolinea il Guardasigilli Alfonso Bonafede, mentre neanche un cenno è arrivato finora dal vicepremier Luigi Di Maio.
Il rischio, tuttavia, è che il M5S si spacchi. La linea "ufficiosa" sembra quella di votare sì all'autorizzazione a procedere. «Salvini si vuole far processare, è quello che avrebbe fatto il M5S», è la motivazione data dai pentastellati. Ma la linea non convince tutti, anche perché si metterebbe sotto processo una politica migratoria condivisa dallo stesso Movimento.
Il voto del M5S, in Aula, potrebbe essere contro bilanciato, a favore di Salvini, da quello del centrodestra e di una parte del Misto o perfino da una parte del Pd che però per il momento assicura che dirà sì all'autorizzazione. Più stretti, invece, i numeri in Giunta dove si voterà entro 30 giorni e lo scrutinio sarà, come in Aula, palese. Elemento, quest'ultimo, che potrebbe acuire i malumori interni al M5S.
Un rinvio del voto è l'obiettivo a breve termine della maggioranza anche sulla mozione Tav. Possibile che Lega-M5S presentino una risoluzione che riproponga i termini del contratto rinviando all'analisi dei costi-benefici. In realtà, col passare delle ore, il risultato dell'analisi sta perdendo importanza.
Perché il pressing della Lega aumenta e il Carroccio commissiona a un suo team di esperti una relazione parallela, secondo la quale il costo aggiuntivo di uno stop alla Tav potrebbe arrivare al miliardo. «Stiamo lavorando per ridimensionare i costi e tagliare gli sprechi nel pieno rispetto del contratto di governo», spiega Salvini che sulla Torino-Lione ha la stessa posizione del resto del centrodestra. Un centrodestra che, proprio sul tema, spera di far saltare il tappo ai gialloverdi.
«Se il M5S farà marcia indietro la Lega abbia il coraggio di far cadere il governo», è l'appello del vicepresidente di FI Antonio Tajani. E, con la campagna delle Europee ormai iniziata, solo una relazione nettamente a favore dell'opera della commissione costi-benefici potrebbe piegare il "no" della gran parte del Movimento.