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REGNO UNITOBrexit: importanti defezioni. May: «Non è l'accordo finale»

15.11.18 - 10:20
Si dimette il ministro per la Brexit Raab. Labour all'attacco: «Il governo Tory si sgretola». Sterlina in picchiata
Keystone
Brexit: importanti defezioni. May: «Non è l'accordo finale»
Si dimette il ministro per la Brexit Raab. Labour all'attacco: «Il governo Tory si sgretola». Sterlina in picchiata

LONDRA - Il sottosegretario britannico per l'Irlanda del Nord, Shailesh Vara, ha annunciato via Twitter le sue dimissioni dal governo di Theresa May all'indomani dell'accordo sulla Bexit approvato dal governo di Londra.

Vara, sottosegretario al dicastero dell'Irlanda del Nord (junior minister nella definizione britannica), è il primo componente del governo di Theresa May a dimettersi per protesta contro l'intesa con Bruxelles. Nella lettera di rinuncia deplora che la bozza sia destinata a lasciare il Regno Unito «a metà del guado» a tempo indeterminato e non dia garanzie definitive che l'Irlanda del Nord non abbia alla fine relazioni con l'Ue più profonde rispetto al resto del Paese.

La premier difenderà viceversa l'accordo più tardi di fronte alla Camera dei Comuni, dove è peraltro attesa dal fuoco di fila delle polemiche incrociate da oppositori e sostenitori ultrà della Brexit, sia nei gruppi di opposizioni, sia una parte della sua stessa maggioranza.

Si dimette il ministro per la Brexit Raab - Il ministro britannico per la Brexit Dominic Raab si è dimesso stamane. «Non posso sostenere l'accordo con l'Ue». ha affermato.

Raab, figura chiave nell'ultima fase dei negoziati e 'brexiteer' convinto, afferma di non poter «sostenere in buona coscienza i termini dell'accordo con l'Ue proposto». Nella sua lettera di dimissioni indirizzate alla premier Theresa May afferma di comprendere i motivi per i quali il governo abbia deciso a maggioranza di sposare la bozza d'intesa e di rispettare il diverso punto di vista espresso che ha spinto la premier e altri colleghi a dare il via libera al testo in buona fede.

Personalmente, afferma tuttavia di non poter accettare un accordo che a suo dire nella soluzione proposta per l'Irlanda del Nord rappresenta «una minaccia reale all'integrità del Regno Unito».

Raab - secondo ministro per la Brexit a lasciare in questi mesi dopo David Davis - non chiede le dimissioni di May. Ma il suo forfait significa comunque un colpo duro sia per il governo e per il contesto negoziale, mentre non si escludono ora possibili defezioni di altri ministri Tory dissidenti.

Lascia anche la ministra del lavoro - Si è dimessa anche la ministra del lavoro Esther McVey, 'brexiteer' convinta e tra le voci più ostili all'accordo nel gabinetto. «L'accordo - ha detto - non onora il risultato del referendum».

Si dimette anche la sottosegretaria alla Brexit - Si è dimessa anche la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman.

Labour all'attacco: «Il governo Tory si sgretola» - Il governo conservatore «sta andando a pezzi sotto i nostri occhi». Così Jon Trickett, braccio destro di Jeremy Corbyn nel governo ombra dell'opposizione laburista britannica commentando le dimissioni di Dominic Raab.

«Questo è il ventesimo membro del gabinetto che si dimette in due anni», incalza Trickett, che prosegue: «Theresa May non ha più alcuna autorità residua ed è chiaramente incapace di portare a casa un accordo sulla Brexit che raccolga anche solo il sostegno della sua compagine, per non dire del Parlamento e del popolo del nostro Paese». Il ministro ombra per la Brexit del Labour, Keir Starmer, parla a sua volta di uno sviluppo molto grave e di un governo ormai senza maggioranza.

May è attesa ora da un'atmosfera rovente alla Camera dei Comuni, dove si presenterà per illustrare gli ultimi sviluppi e affrontare il dibattito dell'aula, sotto il fuoco sia delle opposizioni sia dei dissidenti della maggioranza.

Sterlina in picchiata - Sterlina in calo su euro e dollaro dopo l'annuncio delle dimissioni del ministro per la Brexit Dominic Raab.

La divisa britannica ora è quotata a 1,367 contro quella europea (meno 1,08%) e sotto 1,3 contro quella Usa, dopo un inizio di giornata positivo caratterizzato anche dal segno più dell'indice Ftse alla Borsa di Londra e dal giudizio cautamente favorevole della City sull'intesa.

L'intesa con l'Ue non è l'accordo finale - L'intesa sulla Brexit approvata ieri dal governo britannico non è un accordo finale ma un documento che consentirà comunque un'uscita "liscia e ordinata" del Regno Unito dall'Ue. Lo ha detto la premier Theresa May ai Comuni, fra i mormorii e le contestazioni delle opposizioni.

«L'intesa sulla Brexit concordata con l'Ue è la migliore negoziabile nell'interesse nazionale». Lo ha ripetuto la premier Theresa May ai Comuni, ammettendo che la soluzione indicata per garantire un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord può suscitare perplessità, ma che sarebbe stato "irresponsabile" rifiutarla.

May ha insistito che l'obiettivo è evitare l'entrata in vigore del meccanismo di salvaguardia del backstop, sostenendo tuttavia che non sarebbe stato possibile escluderlo come clausola da alcun tipo di accordo.

Theresa May difende l'intesa raggiunta con l'Unione europea come una scelta fatta nell'interesse nazionale, affermando che essa garantirà l'uscita dall'Ue del Regno nei tempi previsti e che l'unica alternativa sarebbe "un no deal" o "nessuna Brexit". La premier si dice quindi decisa ad andare avanti malgrado le dimissioni di alcuni ministri del suo governo.

La May nota nel suo intervento ai Comuni che il negoziato ha comportato "scelte difficili" ed esprime "rispetto" per le decisioni del ministro per la Brexit Dominic Raab e di chi s'è dimesso, ma afferma di non condividerle.

Corbyn: «Intesa flop, non ha consenso nel Paese» - Il leader laburista Jeremy Corbyn denuncia la bozza d'intesa sulla Brexit proposta da May come «un enorme e dannoso fallimento».

Corbyn afferma che la bozza lascia la Gran Bretagna in un limbo a tempo indeterminato e non dà certezze sui rapporti futuri definitivi con l'Ue sulla questione irlandese. Il leader laburista rifiuta poi «la falsa scelta fra questo cattivo accordo e un no deal che non può essere una opzione reale». Secondo Corbyn, sull'intesa proposta il governo non ha il consenso «del Parlamento, né del popolo di questo Paese».

Le contestazioni di Corbyn sono state respinte da May, che da parte sua accusa il leader del Labour di voler mantenere di fatto il Regno Unito nell'unione doganale e nel mercato unico per sempre e quindi di non voler rispettare il risultato del referendum del 2016 sulla Brexit.

Snp: «Scozia ignorata, intesa inaccettabile» - Anche il partito indipendentista scozzese Snp, al potere nel governo locale di Edimburgo, alza la voce contro la bozza d'intesa sulla Brexit. Ian Blackford, capogruppo dell'Snp a Westminster, denuncia che nelle oltre 500 pagine della bozza «la Scozia non è citata neppure una volta». E lamenta il rifiuto del governo di Londra di ascoltare le richieste di Edimburgo di garantire la permanenza della Scozia nel mercato unico europeo.

Secca la risposta della premier: «La Scozia non è citata nel documento, perché è parte inseparabile del Regno Unito».

Gli Unionisti Dup rompono con May - Nuova tegola per il governo di Theresa May: gli unionisti nordirlandesi del Dup, vitali per la maggioranza, hanno denunciato la bozza d'intesa sulla Brexit come una violazione delle promesse fatte in termini di garanzia del legame fra Londra e Belfast.

Il capogruppo Nigel Dodds ha sostenuto che l'intesa farà del Regno Unito «uno Stato vassallo destinato alla fine a disgregarsi». Critiche che la premier ha respinto, ribadendo le garanzie all'Ulster e sull'integrità futura del Regno e invitando il Dup a nuovi colloqui.

May comunque ottimista - Theresa May resta convinta, a dispetto del terremoto interno al suo stesso governo e delle critiche ricevute da diversi fronti in parlamento, che al momento del voto finale sull'intesa di divorzio raggiunta con l'Ue nei negoziati sulla Brexit una maggioranza di deputati voterà a favore.

Secondo la premier conservatrice, si tratta di una questione di "responsabilità" di fronte all'interesse nazionale e, nel contempo, di rispetto della "volontà popolare" pro Brexit espressa nel referendum del 2016.

La sua risposta è arrivata in coda al dibattito di oggi alla Camera dei Comuni, su sollecitazione di una deputata conservatrice schierata al suo fianco che notava come responsabili di organizzazioni di categoria di primo piano del business avessero accolto l'intesa come un primo passo importante, denunciando il rischio di gravi conseguenza per l'economia e i commerci del Regno in caso di bocciatura parlamentare finale.

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