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Il candidato di estrema destra arriverà domenica al primo turno delle presidenziali come favorito dei sondaggi
BRASILIA - Nulla sembra poter fermare l'irresistibile ascesa di Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra che arriverà domenica al primo turno delle presidenziali come favorito dei sondaggi, e senza uno sfidante che abbia i numeri per sperare davvero di impensierirlo.
Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto - uno al giorno, nello sprint finale verso le urne - vedono Bolsonaro intorno al 31%, l'unico candidato in aumento (di 4-5 punti) dalla settimana precedente, mentre i suoi rivali, e in primis Fernando Haddad, il delfino di Lula da Silva, restano stabili o retrocedono nella classifica.
Escluso dalla campagna elettorale da quasi un mese, dopo la coltellata all'addome sofferta il 6 settembre a Minas Gerais, Bolsonaro ha ottenuto negli ultimi giorni l'appoggio esplicito della lobby dell'agrobusiness e di importanti leader evangelici, mentre dirigenti del centro e del centrodestra cominciano ad emigrare verso di lui, fiutando il cambio di vento.
Ancora più significativo è il modo in cui gli operatori economici - che in genere appoggiavano Geraldo Alckmin, il candidato del centrodestra - stanno cominciando a vedere positivamente una vittoria di Bolsonaro, malgrado le avvertenze di analisti come quelli della S&P Global, secondo i quali l'ex militare è ben più pericoloso di Haddad in materia di politica economica.
Negli ultimi due giorni, infatti - in concomitanza con i sondaggi della Ibope e della Datafolha, che hanno registrato la crescita di Bolsonaro - l'indice Bovespa della Borsa di San Paolo è cresciuto di quasi 7 punti, mentre il real ha guadagnato il 4% sul dollaro in due sessioni.
Oltre all'aumento dell'appoggio degli elettori - secondo i sondaggi, Bolsonaro cresce fra le donne, fra i più poveri, e sopratutto nel Sud del Brasile - il successo elettorale del candidato di estrema destra è dovuto anche alla debolezza di Haddad, il suo probabile rivale al ballottaggio.
L'erede di Lula, infatti, ha registrato un aumento impressionante nelle intenzioni di voto durante le prime settimane della campagna elettorale, passando dal 6-7% a più del 20%, ma ora ha smesso di crescere e si è fermato al 21-22%, mentre il numero di elettori che dicono che non lo voteranno mai, è aumentato di circa il 10% solo durante l'ultima settimana.
