All'SPD non piace la nomina a segretario di Stato del controverso ex direttore dei Servizi segreti interni, vicino all'estrema destra
BERLINO - Potrebbe non essere senza conseguenze a livello politico la decisione del governo Merkel di promuovere a segretario di Stato l’ex direttore dei servizi segreti interni per allontanarlo dal suo incarico. Il compromesso su Hans-Georg Maaßen - vicino all’estrema destra e nella bufera dopo i fatti di Chemnitz per aver messo in dubbio che ci siano state delle “cacce allo straniero” - non piace infatti per niente ai Socialdemocratici compagni di coalizione di Merkel.
La segretaria dell’SPD, Andrea Nahles, lo ha definito «difficile da sopportare» e «sbagliato» perché Maaßen non è «appropriato» per il suo nuovo ruolo. Ancora più esplicito il suo vice, Ralf Stegner, che su ARD ha chiarito che il partito non sopporterà ancora per molto di rimanere in una simile Grosse Koalition.
Per Stegner, il trasferimento di Maaßen voluto dal ministro dell’Interno anti-migranti Horst Seehofer (CSU) è già la seconda «provocazione» dopo i tentativi di Seehofer di respingere direttamente alla frontiera i richiedenti asilo già registrati in altri Paesi europei.
Non è esclusa, quindi, l'uscita dei Socialdemocratici dalla Grosse Koalition, con una conseguente crisi di governo e possibili elezioni anticipate.
Con l’SPD paiono essere d'accordo anche i tedeschi. L’intesa per “salvare” il controverso ex direttore dell’Ufficio federale per la protezione della costituzione piace infatti solo al 9% della popolazione, rivela un sondaggio della Bild. Il 18% ritiene che Maaßen sarebbe dovuto rimanere direttore dei servizi mentre la maggioranza, il 57%, crede che il 55enne non debba essere né direttore dei servizi né segretario di Stato.