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STATI UNITIIl New York Times incontra Trump: «Usi un linguaggio pericoloso»

29.07.18 - 20:59
Il presidente aveva parlato di un colloquio «interessante» sulle Fake News «nemiche della gente», ma l'editore del giornale non ha molto gradito le sue parole
Keystone
Il New York Times incontra Trump: «Usi un linguaggio pericoloso»
Il presidente aveva parlato di un colloquio «interessante» sulle Fake News «nemiche della gente», ma l'editore del giornale non ha molto gradito le sue parole

NEW YORK - Un incontro che doveva restare 'off the record' e privato, e che invece si trasforma in un litigio pubblico. Che i rapporti fra Donald Trump e il New York Times non siano dei migliori è noto, ma un'ulteriore conferma arriva dallo scontro a distanza fra il presidente americano e l'editore del quotidiano A.G. Sulzerberg in merito al resoconto sul loro faccia a faccia alla Casa Bianca.

A Trump che ha parlato di incontro «interessante» sulle Fake News «nemiche della gente», ha risposto secco l'editore del New York Times: «L'ho messo in guardia» sulla pericolosità della sua retorica anti-media che rischia di tradursi in violenza.

In un dettagliato comunicato, il quotidiano spiega che l'incontro è avvenuto lo scorso 20 luglio e che, su richiesta della Casa Bianca, si doveva trattare di un faccia a faccia di routine che doveva restare privato. Ma visto che Trump ha disatteso l'impegno del silenzio, il New York Times ha offerto la sua versione dei fatti. «Ho accettato l'invito per sollevare con il presidente le mie preoccupazioni sulla sua retorica anti-media» e sul suo definire i giornalisti «nemici della gente». «Gli ho detto direttamente che il suo linguaggio è pericoloso», ha spiegato Sulzerbeger, il cui quotidiano è ripetutamente criticato da Trump che lo ha bollato come il "failing New York Times".

Lo scontro pubblico arriva a 100 giorni dalle elezioni di medio termine di novembre, che rappresentano un vero e proprio test sull'operato di Trump. Democratici e repubblicani sono impegnati in una campagna senza esclusione di colpi con il presidente al centro. I primi sembrano orientati, secondo i sondaggi, a riconquistare almeno parte del Congresso ma la cautela è d'obbligo dopo lo schiaffo del 2016, che ha fatto sterzare il partito più a sinistra. Per i repubblicani la partita è più complicata: nonostante il boom dell'economia, molti candidati di destra vedono Trump come una minaccia e cercano di sganciarsi da un presidente che fa storcere il naso anche a una fetta del partito.

Trump però va avanti per la sua strada: «I numeri dei sondaggi sono i più alti nella storia del partito repubblicano. Meglio di quelli di Abe Lincoln e Ronald Reagan», ha twittato il presidente, assumendosi indirettamente i meriti del successo.

Poi torna a cavalcare uno dei temi più cari alla sua base elettorale: il muro al confine con il Messico. «Sarei disposto allo shutdown per i voti sulla sicurezza al confine, incluso il muro», ha detto lanciando l'ennesima provocazione.

Ma la sua nuova minaccia su una chiusura del governo - secondo gli osservatori - non si tradurrà in realtà: una paralisi pubblica è infatti troppo rischiosa con il voto alle porte. E anche un presidente fuori dagli schermi con Trump lo sa.

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