Cerca e trova immobili

STATI UNITI"Muslim ban", «una vittoria enorme»

26.06.18 - 17:56
La Casa Bianca parla di un «momento di forte rivincita». Ma i democratici non ci stanno: «Dobbiamo recuperare i nostri valori»
Keystone / EPA
"Muslim ban", «una vittoria enorme»
La Casa Bianca parla di un «momento di forte rivincita». Ma i democratici non ci stanno: «Dobbiamo recuperare i nostri valori»

WASHINGTON - Una rivincita enorme per il presidente americano Donald Trump: la Corte Suprema americana ha confermato il bando imposto dalla sua amministrazione all'ingresso negli Usa per i cittadini di diversi paesi a maggioranza musulmana, respingendo la tesi che si tratti di un provvedimento incostituzionale e discriminatorio su base religiosa o che ecceda l'autorità del presidente.

Il "muslim ban", cavallo di battaglia di Trump candidato, è diventato uno dei primi e controversi provvedimenti che il tycoon presidente ha emanato pochi giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca all'inizio del 2016, scatenando proteste, opposizione e innescando una battaglia legale con la decisione di giudici che Stato per Stato hanno a più riprese sconfessato e tenuto fermo il provvedimento.

Una sfida cui la Casa Bianca ha risposto rivedendo il testo, aggiustandone la stesura, rivalutando uno per uno i paesi interessati: sono adesso Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen, con il Ciad che è stato rimosso dalla lista nella terza versione presentata lo scorso settembre, quella su cui la Corte suprema ha espresso il suo giudizio, pur sofferto, con cinque voti favorevoli e quattro contrari.

A scandire i termini della decisione il giudice John Roberts, che nella sua "opinione di maggioranza" (insieme con gli altri quattro giudici conservatori sui nove che siedono alla massima corte) ha riconosciuto al presidente il potere sostanziale di regolare l'immigrazione. Non un dettaglio per il "commander in chief", che del bando ha fatto una questione di sicurezza nazionale considerandolo un tutt'uno con la proposta di costruire il muro lungo il confine statunitense, nella sua visione di "America First". Risulta però misurata e attenta l'opinione stilata dal giudice Roberts che evita di entrare nel merito delle posizioni sull'immigrazione espresse dal presidente Trump: «Non esprimiamo alcuna opinione sulla validità della linea politica», ha precisato.

Non è mancato però il dissenso dei giudici che si sono espressi in maniera contraria: lo ha chiarito Sonia Sotomayor, giudice di area progressista, sottolineando le prove secondo cui «un osservatore ragionevole concluderebbe che la proclamazione fu motivata da una spinta anti-musulmana».

Trump esulta. «WOW!», esclama subito su Twitter. Poi celebra «l'enorme vittoria per il popolo americano e per la nostra costituzione. Dobbiamo essere duri e garantire sicurezza. Dobbiamo sapere chi entra nel nostro Paese. Gli attacchi dei media e dei politici democratici si sono rivelati sbagliati. Difenderò sempre la sovranità e la sicurezza del popolo americano». Quindi la promessa che anche sul muro si sta già lavorando. I democratici però non ci stanno: «Dobbiamo recuperare i nostri valori», ha reagito il senatore dem Cory Booker. Sulla stessa linea il collega del Delaware Chris Coons, secondo cui nonostante la Corte suprema con la sua decisione affermi la costituzionalità del provvedimento «ciò non vuol dire che sia giusto, che sia giustificato o che rifletta i valori dell'America».

«Bando discriminatorio verso i musulmani» - Il bando voluto dal presidente americano Donald Trump per gli ingressi negli Usa da alcuni Paesi a maggioranza musulmana, non riguarda la sicurezza nazionale ma è discriminatorio verso i musulmani. Ne è convinto il reverendo Jasse Jackson, che è intervenuto così dopo la decisione oggi della Corte suprema che conferma la costituzionalità del provvedimento. In una nota Jackson ha affermato che nella sua decisione la massima Corte non ha tenuto conto dei tweet di Trump, delle sue dichiarazioni e dei suoi discorsi.
  

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE