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ITALIAProfughi: Salvini e Conte consolidano la linea dura

20.06.18 - 20:39
Il vicepremier ha ribadito che l'Italia non continuerà ad essere un punto di approdo per i migranti
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Profughi: Salvini e Conte consolidano la linea dura
Il vicepremier ha ribadito che l'Italia non continuerà ad essere un punto di approdo per i migranti

ROMA - Il vicepremier italiano e ministro dell'interno Matteo Salvini (Lega) consolida l'intesa con il governo di Vienna sul tema dei profughi, esorta la Spagna a prendersi «i prossimi quattro barconi», e ricorda che l'obiettivo della proposta italiana deve essere «proteggere le frontiere Ue».

A pochi giorni dal vertice informale di Bruxelles di domenica tra otto Paesi europei, tra i quali Germania, Francia e appunto Italia, il ministro dell'interno rilancia la linea dura del governo nei confronti di Bruxelles: «Se qualcuno in Ue pensa che l'Italia debba continuare ad essere punto di approdo e campo profughi - ammonisce il leader leghista - ha sbagliato a capire».

Parole nette pronunciate proprio nella giornata mondiale del rifugiato, occasione raccolta dal papa per bocciare duramente le politiche migratorie del presidente statunitense Donald Trump: il santo padre su twitter definisce infatti «immorale» la drammatica separazione tra bambini e le loro famiglie che sta sconvolgendo gli Stati Uniti e attacca i populisti accusandoli di «creare psicosi».

Sull'emergenza rifugiati interviene anche il presidente della Repubblica italiana, ricordando che, al di là delle polemiche, «l'Italia contribuisce al dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza nei confronti di quanti, costretti a fuggire dalle proprie terre, inseguono la speranza di un futuro migliore per sé e per i propri figli».

Tuttavia, anche Sergio Mattarella ritiene che «l'Unione europea debba saper intervenire nel suo insieme, non delegando solamente ai Paesi di primo ingresso l'onere di affrontare le emergenze». Il tema è quello della controversa riforma del Trattato di Dublino, al centro del colloquio tra il premier Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, in visita a Roma.

Dopo aver ribadito quanto sia impensabile che l'Italia possa farsi carico di tutti i migranti, Conte sottolinea che l'Italia «non è disponibile» a discutere dei "secondary movements", ovvero il ricollocamento dei profughi dai vari Stati dell'Ue allo Stato in cui sono sbarcati, senza prima aver affrontato l'emergenza dei "primary movements", gli sbarchi, veri e propri, «che l'Italia - ribadisce Conte - si ritrova ad affrontare da sola».

Dopo Tusk, Conte fa il punto, in vista del vertice di domenica, con i suoi due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sul dossier profughi interviene anche l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), secondo cui «il culmine della crisi si allontana». Secondo il rapporto annuale sulle migrazioni dell'organizzazione con sede a Parigi, gli sbarchi in Italia sono calati del 34% rispetto al 2016 e del 22% rispetto al 2015. Di contro sono aumentati dell'11% nel 2016. In particolare, sostiene l'Osce, l'emigrazione reale di italiani nel 2016 è compresa tra 125'000 e 300'000 persone.

Insomma, secondo l'Ocse i migranti lungi da essere protagonisti di un'invasione, rappresentano una risorsa per la vicina Penisola e tutta Europa: «Siamo una regione del mondo - osserva direttore della Direzione Ocse per occupazione, lavoro e affari sociali, Stefano Scarpetta - che sta invecchiando rapidamente: abbiamo bisogno di forza lavoro, questa forza lavoro non c'è in Italia così come non c'è in Germania... e quindi i flussi migratori sono benefici per permettere di mantenere il nostro tenore di vita».

Ma se l'Ocse vede "rosa", Salvini non si fa incantare e replica - a tutti - che pur comprendendo che «l'aria in Europa sta cambiando e siamo ottimisti», «confidiamo nel buonsenso dei colleghi europei, anche perché non vorremmo arrivare a ridiscutere il finanziamento italiano all'Unione Europea».

Una nuova presa di posizione netta che stona con il diverso sentire di alcuni alleati di coalizione. Tra questi il presidente della Camera, Roberto Fico, che dopo aver rimbrottato in Aula l'intervento di un deputato di Fratelli d'Italia (Fdi), a voce bassa commenta che «i migranti non fanno la pacchia...». Parole indicative di un certo mal di pancia interno ai Cinque Stelle nei confronti dei toni usati da Matteo Salvini queste settimane. Non a caso anche il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli rialza i toni sulla ferrovia ad altà velocità Tav, annunciando che intende «ridiscutere integralmente», l'accordo con la Francia. E soprattutto, dopo lo scontro sulla nave Aquarius, ricorda che in quelle ore concitate «non vi è stato alcun atto formale di chiusura dei porti italiani».

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