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UNIONE EUROPEATusk a Puigdemont: «Non annunci l'indipendenza»

10.10.17 - 16:05
«La diversità non deve portare al conflitto, le cui conseguenze sarebbero cattive per i catalani» ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo
Keystone / EPA
Tusk a Puigdemont: «Non annunci l'indipendenza»
«La diversità non deve portare al conflitto, le cui conseguenze sarebbero cattive per i catalani» ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo

BRUXELLES - «Rivolgo un appello» al presidente della Catalogna Puigdemont «di non annunciare una decisione che renderebbe il dialogo impossibile. La diversità non deve portare al conflitto, le cui conseguenze sarebbero cattive per i catalani, la Spagna e tutta l'Europa. Cerchiamo sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide».

Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk dalla plenaria del Comitato europeo delle Regioni.

«Rivolgo questo appello non solo come presidente del consiglio europeo, ma anche come credente dell'unione nella diversità, come regionalista e come un uomo che sa cosa significhi essere colpito da un manganello della polizia, e come ex premier di un Paese europeo. In poche parole, come qualcuno che capisce e sente gli argomenti e le emozioni di tutte le parti», afferma Tusk.

«Pochi giorni fa ho chiesto al primo ministro Rajoy di guardare alla soluzione del problema senza l'uso della forza. Di cercare il dialogo, perché la forza degli argomenti è sempre meglio dell'argomento della forza. Oggi chiedo a voi di rispettare l'ordine costituzionale e non annunciare una decisione che renderebbe tale dialogo impossibile».

Cosa rischia il governo catalano - Non hanno un "look" da rivoluzionari ottocenteschi, ma il loro profilo collettivo è atipico nel XXI secolo: 14 uomini e donne pronti a sacrificare tutto, libertà, patrimonio e vita familiare per la causa.

Il governo del president Carles Puigdemont è stato definito kamikaze dai media catalani. Soprattutto dopo il rimpasto del 14 luglio che ha lasciato fuori dall'esecutivo i quattro ministri che avevano dubbi o timori sul percorso verso il referendum 'illegale' del primo ottobre, sostituiti da indipendentisti d'acciaio. La 'corazzata Potemkin' era pronta per l'abbordaggio al potere madrileno e alla Costituzione postfranchista del 1978.

Nulla li ha fermati finora. Hanno fatto il referendum che il premier spagnolo Mariano Rajoy garantiva di impedire. Hanno portato la causa dell'indipendenza catalana fra le grandi questioni mondiali, suscitato un'ondata di simpatia nell'opinione pubblica internazionale. Consapevoli dei rischi personali.

Si sta avvicinando l'ora del regolamento dei conti con la giustizia spagnola. Puigdemont e i suoi ministri sono già indagati per 'disobbedienza', abuso di potere e presunte malversazioni, per la convocazione del referendum che hanno firmato collegialmente. Rischiano 8 anni di carcere. Ora per il President è più vicina anche una probabile incriminazione per "ribellione". Per Puigdemont, scrive La Vanguardia, «sta per iniziare un cammino giudiziario di non ritorno». La procura spagnola si prepara ad agire contro di lui, i suoi ministri e altri leader dell'indipendentismo per "ribellione", un reato che prevede pene da 15 a 25 anni. I 14 'kamikaze' della Generalità rischiano anche la confisca dei beni personali.

All'ex presidente Artur Mas e a tre dei suoi ex ministri è stato imposto di pagare 6 milioni di euro per le spese del referendum consultivo del 2014. Se non troveranno i soldi questo mese, i loro beni saranno pignorati. Il procuratore generale spagnolo ha già minacciato d'arresto il President. Il leader del Pp Pablo Casado ieri lo ha avvertito che rischia di finire come il suo predecessore Lluis Companys, arrestato nel 1934 dall'esercito spagnolo 11 ore dopo aver proclamato la repubblica catalana, e condannato con i suoi ministri a 30 anni di carcere. Companys fu poi fucilato nel 1940 dai franchisti. Questo perlomeno per Puigdemont nell'Ue del 2017 sembra escluso.

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