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GIAPPONEDisfatta per il partito di Abe, trionfo populista

02.07.17 - 19:51
Disfatta per il partito di Abe, trionfo populista

TOKYO - Debacle annunciata per il partito conservatore di Shinzo Abe dopo il rinnovo dell'assemblea metropolitana di Tokyo: il premier paga lo scotto delle ultime controversie della sua amministrazione, mentre si trasforma in un plebiscito il supporto per Yuriko Koike, prima governatrice della capitale, una decisionista ammantata di soft power, in aperta disputa con l'opaca burocrazia del congresso.

La formazione politica da lei fondata, a meno di un anno dalla sua elezione, Tomin First No Kai (Primo partito dei cittadini di Tokyo), ha superato di gran lunga la maggioranza dei 126 seggi in palio nei 42 distretti della capitale, alleandosi con il partito centrista New Komeito, partner della coalizione di governo con Abe, ma schierato con Koike in questa tornata.

«Sono compiaciuta del fatto che gli elettori abbiano riconosciuto il nostro impegno a favore dei cittadini», ha detto Koike a ridosso del successo. La disfatta dei liberal democratici di Abe, viceversa, si è tradotta in un quasi dimezzamento dei seggi dai precedenti 57, avviandosi ad essere verso il peggior risultato di sempre.

Il governatore Koike godrà di maggiore autonomia nel processo decisionale della capitale, teatro di scontri laceranti con le istituzioni comunali nell'ultimo anno.

In primo luogo il blocco al trasloco del mercato del pesce di Tsukiji, a causa di gravi irregolarità nel processo di bonifica della nuova sede da parte della precedente amministrazione. L'assemblea metropolitana è inoltre impegnata in un aperto dibattito con il comitato organizzatore sulla ripartizione dei costi per i giochi olimpici del 2020 che la città si appresta ad ospitare.

Al centro della campagna elettorale, che ha visto attivo un numero record di 65 candidate, anche l'impegno per maggiori investimenti negli asili nido, per un'equa distribuzione delle opportunità di lavoro dei residenti.

Il voto a Tokyo del resto - con i suoi 12 milioni di abitanti e un bilancio equiparabile a quello di una nazione come la Svezia - è considerato a buona ragione un barometro sulla politica nazionale a livello sistemico.

Il premier Abe paga la fin troppo sollecita approvazione della recente legge anti-terrorismo, criticata dagli attivisti per i diritti umani, e i recenti scandali all'interno del suo gruppo parlamentare. Tra queste le accuse contestate di favori accordati ad un amico personale per l'apertura di una scuola veterinaria, le ultime gaffes della ministra della Difesa Tomomi Inada, considerata la protégée del premier - che hanno portato l'opposizione a chiederne le dimissioni - ma più in generale lo stile dispotico e autoritario di Abe, in aperta ostilità con la stampa nipponica.

L'esito del voto apre scenari incerti per i conservatori. Al potere dal dicembre 2012 e considerato inattaccabile all'interno del suo partito, il capo dell'esecutivo - secondo gli analisti - dovrà guardarsi dalla fronda interna e ristabilire una solida alleanza con il partito centrista.

E con molta probabilità una maggiore concessione alle richieste della nuova paladina del populismo, che ha fatto l'en plein a Tokyo.

 

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