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ITALIANuova legge elettorale in Italia

31.05.17 - 21:58
Nuova legge elettorale in Italia

ROMA - È un sistema tedesco rivisto in salsa italiana, un "Italianellum", quello contenuto nel maxi-emendamento alla legge elettorale depositato dal relatore Emanuele Fiano (Pd) stasera in Commissione Affari costituzionali della Camera.

Del modello in uso nella Repubblica federale, ha l'impianto proporzionale e la soglia al 5%, ed anche i collegi uninominali: ma mentre in Germania questi ultimi sono maggioritari (il candidato più votato è eletto), in quello italiano essi hanno una distribuzione proporzionale, in parte simile al "Provincellum".

L'Italia (escluso il Trentino Alto Adige in cui proseguirà ad essere usato il Mattarellum) viene divisa in 303 collegi e in 27 circoscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più popolose divise in più circoscrizioni (2 in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, 3 in Lombardia).

I partiti presentano dei listini bloccati di 2-4 nomi in ciascuna circoscrizione e un candidato in ciascuno dei 303 collegi uninominali.

L'elettore ha un solo voto con cui sceglie il candidato del suo collegio e la lista di partito collegata (in Germania ci sono due voti, per cui si può votare in modo disgiunto).

Si contano i voti in tutta Italia e si stabilisce, in base alla percentuale, quanti seggi spettano a ciascun partito a livello nazionale e poi a livello circoscrizionale.

In ogni circoscrizione i partiti fanno una classifica dei propri candidati secondo il seguente criterio: primo il capolista del listino bloccato; seguito dai candidati che hanno vinto dei rispettivi collegi sulla base del maggior numero di suffragi ottenuti; seguono gli altri candidati del listino bloccato e infine i candidati che nei collegi non hanno vinto.

Da questa classifica si estraggono in ordine gli eletti di ciascun partito. Un candidato si può presentare in un collegio uninominale e in tre listini bloccati, come nel Mattarellum.

Ci sono anche le quote rosa: i listini bloccati devono avere un alternanza di genere, mentre a livello nazionale i candidati nei collegi uninominali di ciascun partito non possono essere più del 60%.

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