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COREA DEL SUDMoon Jae-in rivendica la vittoria

09.05.17 - 17:42
Il candidato democratico ha dichiarato: «Sarò l'orgoglioso presidente di una nazione così orgogliosa»
Keystone / AP
Moon Jae-in rivendica la vittoria
Il candidato democratico ha dichiarato: «Sarò l'orgoglioso presidente di una nazione così orgogliosa»

SEUL - «Costruirò una nuova nazione. Farò una grande Corea, una Corea orgogliosa. E sarò l'orgoglioso presidente di una nazione così orgogliosa»: Moon Jae-in, il candidato del partito Democratico, rivendica la vittoria alle presidenziali sudcoreane festeggiando con i suoi sostenitori nell'area di Gwanghwamun, a Seul.

A un terzo dello spoglio, Moon s'attesta al 39,40%, col rivale più vicino, il conservatore Hong Joon-pyo, al 26,6%. Quest'ultimo e il centrista Ahn Cheol-soo, fermo intorno al 20%, hanno riconosciuto la sconfitta.

Per procedere verso la riunificazione delle due Coree, «la precondizione è arrivare alla denuclearizzazione del regime di Pyongyang». Mentre a Seul gli exit poll confermano la svolta politica attesa in Corea del Sud, con la vittoria del candidato del Partito Democratico, Moon Jae-in, il vice ministro per la pubblica diplomazia Enna Park incontrando a Roma alcuni giornalisti rileva che la riunificazione resta un obiettivo di lungo termine, ma che realisticamente la cosa più importante nel breve periodo è avere in Corea del Nord un regime stabile e più ragionevole.

«La cosa più importante è disattivare la minaccia nucleare», ripete Enna Park. «Crediamo che la Cina possa avere un ruolo molto importante per convincere Pyongyang, in quanto Paese che fornisce alla Corea del Nord cibo e prodotti di prima necessità. Una leva di pressione formidabile».

L'approccio diplomatico del 'bastone e della carota' è quello perseguito da Seul, che conferma la propria contrarietà all'opzione militare. «Non sappiamo cosa il presidente americano Donald Trump pensi veramente, perché manda messaggi contraddittori che confondono le idee. Ma siamo sicuri che negli Usa a decidere non sia un uomo solo, ma un sistema», sottolinea Enna Park.

Pur temendo la possibilità di un 'attacco chirurgico' americano in risposta alle provocazioni di Kim Jong-un, Seul ritiene al momento improbabile che gli Usa scelgano di agire in modo unilaterale. L'imprevedibilità del presidente americano è causa di confusione, ma il vero pericolo resta l'imprevedibilità di Kim Jong-un: «In Corea del Nord a decidere è un uomo solo, non c'è un sistema che controlla, quindi è molto più pericoloso», afferma il vice ministro.

 

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