Cerca e trova immobili
Gli avvertimenti dell'Ue non intimidiscono la premier britannica. Qualche imbarazzo invece sul discorso tasse. E nel frattempo il Labour riduce il distacco
LONDRA - Theresa May non si mostra intimidita dagli avvertimenti in arrivo da Bruxelles. La premier britannica non si vuole far dettare la linea nelle trattative sulla Brexit e ha respinto alcune delle principali richieste dell'Ue, definendole soltanto posizioni negoziali dei 27, per rilanciare in patria la sua campagna elettorale proponendosi come leader forte in grado di traghettare il Paese fuori dall'Europa e dare nuovo impulso all'economia nazionale.
Ma emergono anche alcune incognite nel cammino verso il voto dell'8 giugno, che sembrava tutto in discesa, a partire dai sondaggi in cui l'ampio vantaggio dei Tories sul Labour comincia a ridursi.
Battaglia su più fronti - May quindi dà battaglia su vari fronti, in patria e all'estero, consapevole che si sta giocando il suo futuro politico. È lei stessa a dirlo in una intervista alla Bbc: «Queste sono le elezioni più importanti della mia vita». Per prima cosa mostra i muscoli a Bruxelles dopo l'approvazione all'unanimità delle linee guida per la trattativa dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione.
Al Sunday Telegraph ha ribadito che non intende discostarsi dalle sue priorità: libero mercato senza dazi, fine della giurisdizione delle Corti europee, fine della libera circolazione dei migranti, come illustrato in un suo discorso alla Lancaster House a gennaio. Non solo, ha respinto la proposta di risolvere la questione del "conto del divorzio" con Bruxelles all'inizio delle trattative: su questo punto è stata chiara sottolineando che "deve essere discusso tutto insieme", sia quindi l'addio di Londra all'Ue che i rapporti futuri.
Ma per realizzare il suo progetto «serve una mano forte nei negoziati» che «in certi momenti saranno duri» e per questo uno degli slogan dei Conservatori nella campagna elettorale fa riferimento a una guida "sicura e stabile" per il Paese. Lei si propone di diventarla grazie all'ampio mandato che conta di ricevere dalle urne.
Appare disposta invece a una apertura sulla questione dei cittadini dell'Ue residenti nel Regno Unito, rispetto ai quali vuole vengano garantiti i diritti "in tempi rapidi", già all'inizio dei negoziati. Fermo restando comunque la "reciprocità" di trattamento con gli expat britannici nei Paesi Ue.
Elezioni più aperte - Intanto però la partita delle elezioni appare più aperta rispetto a quando è stato annunciato il voto anticipato. Secondo alcuni sondaggi si sta infatti riducendo il vantaggio dei Conservatori sul Labour di Jeremy Corbyn.
In base ad una rilevazione di YouGov, i Tories hanno perso 10 punti nell'ultima settimana, passando da un distacco di 23 punti a 13. In termini percentuali il partito di governo è al 44% contro il 31% dei laburisti.
La premier inoltre ha mostrato un certo imbarazzo in fatto di tasse: non ha confermato l'impegno, preso dal suo predecessore David Cameron, di non alzarle, affermando di non voler fare «proposte specifiche» sull'argomento, e si è limitata a promettere una ridotta pressione fiscale.
Sulla barricata del Labour, intanto, Corbyn continua nella sua campagna elettorale tutta incentrata a condannare il divario sociale prodotto dai Conservatori nel Paese, responsabili secondo il capo dell'opposizione di aver impoverito le fasce più deboli tagliando servizi essenziali in nome dell'austerità.
