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PAESI BASSISeggi chiusi, i liberali di Rutte in testa

15.03.17 - 21:10
L'affluenza alle urne olandesi è stata dell'81%
Keystone
Seggi chiusi, i liberali di Rutte in testa
L'affluenza alle urne olandesi è stata dell'81%

AMSTERDAM - I liberali di destra del premier dei Paesi Bassi Mark Rutte sembrano avviati a vincere largamente le elezioni in Olanda secondo i primi exit poll, sgonfiando l'incubo di un'ascesa dei populisti islamofobi e anti-Ue di Geert Wilders, fino a qualche settimana fa in testa ai sondaggi. L'affluenza, record, è stata dell'81%.

Al risultato, che dimostra che la diga europea può tenere davanti allo tsunami del populismo nato dalla Brexit, rafforzato dall'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Usa, sobillato dal presidente russo Vladimir Putin e - nella sua versione più aggressiva - interpretato da quello turco Recep Tayyip Erdogan, si è arrivati con una campagna elettorale dominata dall'agenda di Wilders.

"Comunque vada, il genio della lampada del populismo non potrà rientrare nella lanterna", aveva però avvertito il platinato leader del Pvv nazionalista davanti ai cameraman e ai fotografi di mezzo mondo, convocati per immortalare il suo voto alle 9.00 del mattino in una scuola della periferia occidentale dell'Aja. Stesso slogan lanciato da Nigel Farage dopo la Brexit.

Il 53enne di Venlo, con nonna indonesiana che vuole cacciare "la feccia marocchina" dal paese (come detto un mese fa in apertura di campagna a Spijkenisse, cittadina satellite a ovest di Rotterdam) vive sotto scorta da oltre dieci anni. Per tentare l'assalto al governo ha presentato un programma di una sola pagina. "L'Olanda è la nostra terra", il titolo di sapore trumpiano. Nei dodici punti: bando del Corano, chiusura delle moschee, chiusura delle frontiere, dei centri di asilo, uscita dalla Ue (quindi anche dall'euro), oltre a misure acchiappa-voti come la riduzione degli affitti e l'eliminazione degli eccessi della sanità pubblica.

Ma proprio il primo mese del tycoon americano alla Casa Bianca (con cui si dice condivida finanziamenti da Israele e dalla destra ebraica americana) ha apparentemente gelato la maggioranza degli olandesi. Dato per primo partito nei sondaggi, nell'ultimo mese è stato rimontato e ampiamente superato dal Vvd del premier uscente.

Ad uscire con le ossa rotte nello scontro tra il centrodestra europeista e il populismo di Wilders è stato comunque il Labour, il partito socialdemocratico del primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e del presidente dell'Eurogruppo (gruppo dei ministri delle finanze dei Paesi che hanno adottato l'euro) Jeroen Dijsselbloem che aveva fatto coalizione a due con Rutte nel governo uscente che ha risanato l'economia del Paese. Vincitori alternativi: i Verdi del GroenLink portati da Jesse Klaver, 30 anni, al record. E la sinistra premiata dagli islamici che hanno paura di essere cacciati.

A mettere il turbo alla rimonta del premier uscente, lo scontro con la Turchia nell'ultimo weekend di campagna. Rutte ha potuto vestire i panni del grande statista nella ferma ma misurata reazione alle furibonde accuse del presidente Erdogan che, dopo aver dato della nazista alla Germania della cacelliera Angela Merkel, ha accusato l'Olanda di essere stata responsabile del massacro di Srebrenica (compiuto dal serbo Ratko Mladic, che aveva accerchiato i caschi blu olandesi, privi di armi pesanti).

Già prima che cominciasse la fase finale della campagna elettorale, tutti i partiti principali hanno sterilizzato Wilders, escludendo di poter fare coalizioni di governo col Pvv (che invece per i primi due anni dell'ultima legislatura aveva dato l'appoggio esterno a Rutte).

Ora l'Europa tira un sospiro di sollievo. Rutte aveva definito il voto i quarti di finale della partita contro il populismo, prima della semifinale in Francia e della finale con la Germania. Il premier si riconferma candidato al terzo mandato, ma ha davanti mesi di trattative per formare una coalizione di governo.

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