Un paragone tra il mercato del lavoro e quello dello sport professionistico Usa
NEW YORK - Ce ne siamo accorti tutti: il mercato del lavoro è cambiato radicalmente nel giro di poche generazioni. Una volta si poteva pensare di trovare un impiego, passarci gli anni fino alle pensione e nel frattempo tirare su dignitosamente una famiglia.
Oggi invece, osserva l'esperto di Forbes Jack Kelly, le condizioni sono quasi identiche a quelle del mercato dello sport professionistico Usa, dove il dipendente è considerato più un asset che un essere umano. «Se l'azienda può trovare qualcuno che può fare il lavoro per meno soldi, sei andato. Ti diranno: “Niente di personale, è solo business”».
Il consiglio di Kelly è di iniziare a ragionare come i free-agent (ovvero quei giocatori che, non essendo sotto contratto con un team, possono firmare con chiunque). La loro appetibilità è data dalla capacità di adattarsi: «Dovrai imparare costantemente, reinventarti, trovare nuovi lavori e imparare nuovi modi per creare valore». Non c'è ragione di essere leali verso chi non ti valorizza e magari ti sottopaga. Non bisogna aspettarsi che sia l'azienda a prendersi cura di te, conclude: «Costruisci il tuo futuro».