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STATI UNITIApple appoggia Google contro l'Fbi

15.03.17 - 17:49
Un nuovo caso di privacy vede contrapposti la polizia federale statunitense Fbi e un big della tecnologia
Keystone / AP
Apple appoggia Google contro l'Fbi
Un nuovo caso di privacy vede contrapposti la polizia federale statunitense Fbi e un big della tecnologia

NEW YORK - Dopo la contesa per lo sblocco dell'iPhone del killer di San Bernardino, un nuovo caso di privacy vede contrapposti la polizia federale statunitense Fbi e un big della tecnologia. L'ente investigativo statunitense ha infatti chiesto a Google di ottemperare ad un mandato con il quale la obbliga a fornire le mail ospitate su server stranieri. E altri big della Silicon Valley a partire dalla stessa Apple ma anche Amazon, Microsoft e Cisco, sono intervenute a supporto di Big G.

Un giudice della Pennsylvania un mese fa ha imposto a Google di consegnare all'Fbi una serie di messaggi conservati su server al di fuori degli Stati Uniti, nell'ambito di una indagine su una presunta frode. Un portavoce dell'azienda di Mountain View, riporta il sito Business Insider, ha spiegato che la società si appellerà contro la decisione. Per il giudice la consegna del materiale non è classificabile come «sequestro» e l'atto non presenta «interferenze rilevanti» con i «diritti di possesso» del titolare dell'account.

Nella vicenda si sono schierate al fianco di Google aziende del calibro di Apple, Amazon, Microsoft e Cisco, in qualità di Amicus curiae. È un termine giuridico che indica come le società che non sono parti in causa nel processo possano presentare alla corte una memoria volontaria che sia di aiuto nel giudizio.

Nel documento le aziende sottolineano come il Congresso degli Stati Uniti dovrebbe considerare le conseguenze legate all'applicazione dei mandati per le perquisizioni nei paesi esteri. Perché a quel punto anche i governi di altri paesi si sentirebbero in diritto di chiedere alle stesse aziende mandati per accedere a dati conservati nei server americani.

Nel documento della Silicon Valley viene anche citato una battaglia simile sulla privacy che ha riguardato Microsoft. Alla multinazionale di Redmond era stato chiesto di ottenere accesso a mail memorizzate su server irlandesi, che riguardavano un traffico di droga, Microsoft si è rifiutata e a gennaio è riuscita ad avere la meglio in appello.

Ma il braccio di ferro emblematico con l'Fbi l'ha ingaggiato lo scorso anno Apple. L'agenzia governativa ha chiesto a più riprese a Cupertino di entrare nell'iPhone del killer di San Bernardino, la strage in cui morirono quattordici persone. L'azienda guidata da Tim Cook si è però rifiutata, sostenendo che sarebbe stato un precedente pericoloso, e l'Fbi ha pagato una società esterna per sbloccare il melafonino.

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