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STATI UNITIProcesso Weil, assolto l'ex responsabile UBS: "Voglio tornare a casa"

04.11.14 - 07:22
Il 54enne era accusato di cospirazione a scopo di truffa nei confronti degli Stati Uniti e complicità in delitti fiscali
Processo Weil, assolto l'ex responsabile UBS: "Voglio tornare a casa"
Il 54enne era accusato di cospirazione a scopo di truffa nei confronti degli Stati Uniti e complicità in delitti fiscali

FORTLAUDERDALE - Dopo "sei anni da incubo", l'ex numero tre di UBS Raoul Weil, già responsabile per la grande banca della gestione patrimoniale, non vede l'ora di riabbracciare i genitori. È quanto ha dichiarato alla radio romanda subito dopo essere stato assolto ieri in tarda serata negli Stati Uniti dall'accusa di cospirazione a scopo di truffa nei confronti degli Stati Uniti e complicità in delitti fiscali. Se riconosciuto colpevole, l'ex top manager, che si è sempre proclamato innocente, rischiava una condanna a 5 anni di carcere oltre a un'ingente multa.

Per l'accusa, il verdetto emesso dalla giuria dopo meno di due ore di discussioni è una doccia scozzese, un'autentica "Caporetto". Solo due dei dodici giurati hanno infatti ritenuto il 54enne Weil colpevole dei capi di accusa. Per il portavoce della giuria, "questa minoranza si è lasciata guidare dalle emozioni piuttosto che dai fatti". Il portavoce ha poi sottolineato l'assenza di prove dirette incriminanti nei confronti dell'accusato.

Alla lettura del verdetto, Weil è scoppiato in lacrime cercando conforto tra le braccia della moglie. Sferzante il commento del suo avvocato all'indirizzo dei procuratori, scuri in volto per la "batosta": "Il verdetto è un segnale chiaro al governo", ha dichiarato, aggiungendo velenosamente che il processo "non si sarebbe mai dovuto celebrare".

Weil potrà quindi rientrare in Svizzera e, come dichiarato ai media, per poter "finalmente" rivedere i genitori e il cane. È dal 2013 che manca dal paese natale: arrestato nell'ottobre di quell'anno a Bologna, è stato estradato verso gli Stati Uniti; qui ha potuto usufruire degli arresti domiciliari dopo aver versato una cauzione di 10,5 milioni di dollari e consegnato il passaporto.

Sollevato per la fine di un "incubo durato sei anni", l'ex top manager ha approfittato della presenza dei media per togliersi un sassolino dalla scarpa: reputa infatti vergognoso che persone giunte dalla Svizzera per testimoniare contro di lui non vengano perseguite dalle autorità elvetiche benché abbiano violato il segreto bancario e si siano rese colpevoli di riciclaggio.

Per la procura che ha imbastito il caso il verdetto è una sconfitta cocente che coinvolge anche il dipartimento USA della giustizia. Per quest'ultimo, un gruppo di banchieri di UBS avrebbe contattato, senza averne il diritto, facoltosi clienti americani, per poi aprire loro conti segreti utilizzando computer criptati per evitare che tali manipolazioni venissero alla luce.

Il sistema era stato denunciato da un altro ex banchiere di UBS, Bradley Birkenfeld, che è stato in carcere, ma che ha anche ricevuto un compenso di 104 milioni di dollari. Weil, in qualità di responsabile della gestione patrimoniale della banca, sarebbe stato al corrente di tutto.

Sulla base di milioni di documenti, il procuratore pubblico ha accusato l'ex numero 3 di UBS di aver aiutato, assieme ad altri dirigenti dell'istituto non identificati, circa 20'000 clienti americani a celare al fisco 20 miliardi di dollari.

Alla documentazione si è aggiunta la testimonianza - considerata determinante - di Martin Liechti, ex responsabile di UBS per le Americhe. Durante la sua deposizione, Liechti ha dipinto il suo ex superiore come un uomo avido, che metteva il profitto davanti alla legge. A suo parere, Weil era costantemente informato di ogni affare illegale con clienti americani e i corrispondenti rischi incorsi.

Liechti era stato arrestato dalle autorità USA nel 2008. Ha negoziato un accordo che gli garantiva l'impunità in cambio della sua testimonianza sulle pratiche illegali attribuite a Weil.

La difesa si è sempre battuta per l'assoluzione. Secondo il legale Aaron Marcu, Weil è stato vittima dei suoi propri collaboratori, gli stessi che che si sono presentati alla sbarra per testimoniare contro il suo assistito.

Nella sua arringa finale, Marcu ha ribadito che nessun documento presentato dall'accusa provava che Weil fosse al corrente della macchinazioni dei suoi subordinati e quindi della sua colpevolezza in una frode fiscali di enormi dimensioni. Rivolto ai giurati, Marcu ha quindi chiesto l'assoluzione per un uomo "la cui vita è stata distrutta". Oltre all'onta dell'arresto e all'estradizione negli Stati Uniti, Raoul Weil ha perso anche il lavoro: è stato licenziato dall'UBS.

Quest'ultima ha potuto evitare un processo dopo aver pagato una sanzione di 780 milioni di dollari e promesso di collaborare con le autorità americane. Come? Consegnando per esempio migliaia di dossier di clienti americani.

Tutta questa vicenda ha spinto le autorità americane a rafforzare la lotta all'evasione fiscale, come dimostra l'adozione del FATCA, o Foreign Account Tax Compliance Act, cui la Svizzera ha aderito. La convenzione garantisce che i conti detenuti da cittadini statunitensi negli istituti elvetici vengano notificati alle autorità fiscali Usa con il consenso del titolare o in virtù dell'assistenza amministrativa mediante domande raggruppate.

Anche questo accordo è tuttavia destinato ad essere modificato, dopo la decisione di Berna di passare allo scambio automatico di informazioni in ambito fiscale.

ats

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