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ITALIAHa sterminato la famiglia a martellate, ma prima ha chiesto «Scusa»

06.05.22 - 22:00
Nuovi dettagli sul dramma consumatosi in provincia di Varese, in cui due donne sono morte e un uomo si batte per la vita
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Ha sterminato la famiglia a martellate, ma prima ha chiesto «Scusa»
Nuovi dettagli sul dramma consumatosi in provincia di Varese, in cui due donne sono morte e un uomo si batte per la vita

VARESE - «Scusa». «Sono un mostro». «Ci sono riuscito». Sono poche, ancora, e non verbalizzate, le parole pronunciate dal principale sospettato di una strage familiare avvenuta a Samarate in cui una madre con la figlia sono morte, prese a martellate.

Mercoledì mattina i corpi esanimi di due donne venivano ritrovati in una villetta in provincia di Varese, l'una nel suo letto, l'altra sul divano, coperta da un plaid. In un'altra stanza ancora, il figlio maggiore, 23enne, che ancora respirava, nonostante un grave trauma cranico. E al balcone stava un 57enne, le mani insanguinate, un sopracciglio un po' bruciato e tagli superficiali sulle braccia e urlava: «Ci sono riuscito».

Emergono nuovi dettagli sulla strage familiare avvenuta a Samarate. In particolare l'ipotesi che il gesto fosse premeditato. Il principale e unico indagato al momento è il padre di famiglia, un architetto che lavorava sui Navigli a Milano.

Alla figlia, la sera prima del misfatto, avrebbe chiesto «scusa». È quanto ha raccontato dal nonno materno giovedì a Pomeriggio cinque. La 16enne, continua, avrebbe inoltre affermato di aver trovate strane quelle scuse: non avevano un perché.

Del principale indagato, scrive il Corriere della Sera, si sa che era ossessionato dai soldi e che era convinto che la sua azienda, a causa della pandemia, stesse andando in malora. Perciò, convinto che moglie e figli spendessero inutilmente, aveva adottato nei loro confronti un atteggiamento litigioso e scontroso, e insisteva sul risparmiare fino all'ultimo centesimo, cosa che aveva esacerbato i rapporti. Tant'è che la moglie si era rivolta a un avvocato per avviare le pratiche del divorzio.

Ora si trova in ospedale, dove è stato trasferito dal carcere di Monza, in quanto, dicono i medici, il suo stato di salute non gli permette di restare in una struttura carceraria. Tra un passaggio e l'altro, da dietro le sbarre al lettino di ospedale, avrebbe affermato: «Sono un mostro». Domani verranno effettuate le autopsie sui corpi di madre e figlia. Il figlio resta in prognosi riservata.

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