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ITALIAQuattro studenti (e una prof.) che non sono contenti di essere tornati in classe

15.04.21 - 18:30
In Lombardia le lezioni sono ricominciate ma in molti avrebbero preferito restare a casa. Ci spiegano il perché
Irene Panighetti
Da in alto a sinistra: Nicola, Carlotta, Alessandra e Lorenzo. A fianco la prof. Emilia Baronchelli.
Da in alto a sinistra: Nicola, Carlotta, Alessandra e Lorenzo. A fianco la prof. Emilia Baronchelli.
Quattro studenti (e una prof.) che non sono contenti di essere tornati in classe
In Lombardia le lezioni sono ricominciate ma in molti avrebbero preferito restare a casa. Ci spiegano il perché

BRESCIA - Non tutti esultano per il rientro in classe che in molte zone d’Italia è iniziato questa settimana, in alternanza tra presenza e Didattica a distanza (Dad).

Il Comitato Nazionale "Dad per tutti” sabato 3 aprile aveva promosso una manifestazione regionale in Campania, e la pagina Facebook del Comitato italiano pro-dad si arricchisce di genitori, insegnanti e alunni che si oppongono.

Nel Norditalia in piazza le scorse settimane si erano ritrovati invece i “No Dad”, oggi soddisfatti dei rientri in aula, ma ci sono voci fuori dal coro: come a Brescia, una delle città più colpite dalla pandemia, dove gli alunni di una quarta liceo esprimono i loro timori.

«Sono completamente contrario; non è possibile che dopo un anno di pandemia non sia ancora chiaro che per sconfiggere questo virus bisogna stare a casa e vaccinarsi; evidentemente non sono bastati i due tentativi di riapertura di settembre e gennaio per capire che non è la strada migliore da percorrere - sostiene Nicola, che ha avuto tutta la famiglia positiva al Covid - è stato uno dei momenti più brutti della mia vita, non tanto per i sintomi quanto per il terrore, la paura di non poter più vedere i miei nonni».

Carlotta a novembre era risultata positiva al Covid: «Penso sia un po’ egoista volere tornare
assolutamente in presenza, soprattutto nei confronti di coloro che la possibilità di svolgere il
loro lavoro da casa non ce l’hanno».

Alessandra, invece, sottolinea il poco senso di un rientro con queste modalità ibrida: «È solo stress: dobbiamo continuamente prestare attenzione a cosa facciamo, alle distanze, le mascherine, ad arieggiare le aule e possiamo spostarci solo per andare in bagno. Mi manca la presenza ma lo vorrei fare in serenità. Andando a scuola rischio di essere io a portare il virus a casa».

Anche Lorenzo è preoccupato per la famiglia: «non è un rientro vero e proprio, mentre cambia drasticamente la possibilità di esporsi al contagio mettendo a rischio tutte le persone vicine. Ho contratto il virus e non sopporto la narrazione secondo cui tornare a scuola sia la soluzione per farci ritrovare la socialità».

Con loro la professoressa d'inglese Emilia Baronchelli: «I ragazzi saranno subissati di verifiche perché alcuni colleghi pensano che in Dad gli studenti barino e questo sospetto mi disturba: non posso credere che ci abbiano preso in giro per un anno. Farò ancora solo online i test perché la lezione in presenza deve essere un momento d'incontro e di scambio, non solo di giudizio».

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