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ITALIASparò al fidanzato della figlia; condannato a 14 anni Ciontoli

30.09.20 - 16:33
È finalmente arrivata la sentenza sull'omicidio di Marco Vannini, avvenuto nel 2015 a Ladispoli
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Sparò al fidanzato della figlia; condannato a 14 anni Ciontoli
È finalmente arrivata la sentenza sull'omicidio di Marco Vannini, avvenuto nel 2015 a Ladispoli
Al ragazzo avevano sparato nella vasca da bagno, senza chiamare i soccorsi per oltre un'ora

ROMA - Ha finalmente un risvolto decisivo la vicenda legata al tragico omicidio di Ladispoli, sul litorale romano, che nel 2015 ha fatto parlare tutta Italia, e non solo. Marco Vannini è morto a 20 anni, nel maggio del 2015, mentre si trovava a casa della fidanzata. Oggi i giudici della Corte D'Assise D'Appello hanno condannato Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina militare, a 14 anni di carcere per omicidio volontario, mentre la moglie e i figli (compresa l'allora fidanzata della vittima Martina) sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi per «concorso anomalo in omicidio volontario». Lo comunica la Repubblica.

La madre della vittima, Marina, nel momento della condanna da parte dei giudici è scoppiata a piangere: «La giustizia esiste» ha detto la donna, che ha poi proseguito: «Se mio figlio fosse stato soccorso subito non saremmo qui, oggi».

La tragica vicenda - È ancora nella mente di molti il fatto di cronaca, avvenuto più di cinque anni fa, che ha portato alla morte di Marco Vannini a casa della sua fidanzata a Ladispoli. Il giovane è stato infatti colpito da un colpo di pistola mentre si trovava nella vasca da bagno. A sparare fu il padre della fidanzata, Antonio Ciontoli, ma nessuno dei presenti (la moglie, e i due figli), chiamò immediatamente i soccorsi, una mossa che avrebbe permesso di salvare la vita del giovane. Ai medici e infermieri del pronto soccorso, inoltre, il sottufficiale non aveva detto nulla riguardo al colpo di arma da fuoco, peggiorando la situazione del 20enne. 

La sentenza odierna - Dure le parole del procuratore generale, che ha sottolineato come non si sia trattato «di un incidente domestico». Infatti, «tutti erano presenti e nessuno ha fatto niente per la vittima, che poteva essere salvata. Le sue urla disumane hanno risuonato per un'ora» ha detto il pg.

Si tratta del quarto processo sulla vicenda. Mentre inizialmente la Corte d'Assise aveva condannato Antonio Ciontoli a 14 anni, la sentenza della Corte d'Appello ha poi ridotto la pena da 14 a 5 anni, dopo aver ritenuto il soggetto colpevole di omicidio colposo, e non più di omicidio volontario. La decisione ebbe un forte impatto mediatico, causando caos e disordini, con una forte reazione da parte di familiari e amici della vittima.

In seguito, la Cassazione, il 7 febbraio scorso, aveva annullato la sentenza che riduceva la pena da 14 a 5 anni. Per i Supremi giudici, infatti, c'era il dolo, sia per chi ha sparato che per i suoi familiari, perché «se fosse stato soccorso per tempo, si sarebbe salvato».

Oggi, escludendo clamorosi colpi di scena, dovremmo essere di fronte alla condanna definitiva: 14 anni al killer, Antonio Ciontoli, e 9 anni e 4 mesi ai famigliari, compresa l'allora fidanzata di Marco Vannini.

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