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EUROPAOms: «In Europa va meglio ma è allarme nel resto del mondo»

11.06.20 - 22:39
Negli Stati Uniti i contagi sono in risalita ed è stata superata della soglia dei 2 milioni di casi
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Fonte ats
Oms: «In Europa va meglio ma è allarme nel resto del mondo»
Negli Stati Uniti i contagi sono in risalita ed è stata superata della soglia dei 2 milioni di casi
La situazione è sempre più preoccupante anche in Russia, America Latina e Africa

GINEVRA - C'è ancora una gigantesca macchia rossa nella mappa del mondo che segna il termometro della pandemia di Covid-19, ora a quota 7,4 milioni di contagi: le buone notizie arrivano solo dall'Europa, ma nel resto del pianeta, avverte l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la situazione «peggiora».

Negli Stati Uniti i contagi sono in risalita ed è stata superata della soglia dei 2 milioni di casi. La situazione è sempre più preoccupante anche in Russia, America Latina e Africa. E cento milioni di persone, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), sono a rischio «povertà estrema».

Nell'America di Trump, da settimane il paese più malato del mondo, i contagi sono tornati ad aumentare in almeno 21 Stati dopo una fase in cui si sperava in una stabilizzazione. Spaventoso il numero delle vittime, 113'000, che secondo uno studio dell'Università di Washington potrebbero balzare a 170'000 entro il primo ottobre. Con un nuovo picco in autunno ed una stima di oltre mille morti al giorno.

Meglio in Europa - L'Oms ha certificato che siamo ancora lontanissimi dalla cosiddetta «nuova normalità». Da una parte, l'organismo Onu ha confermato che in Europa la situazione «è migliorata», tanto che a Bruxelles e tra i 27 paesi membri dell'Ue si pensa alla prossima riapertura delle frontiere interne ed esterne.

Dati non confortanti - Non confortano invece i numeri registrati altrove. Il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha riferito che nelle ultime due settimane sono stati registrati «100'000 nuovi casi» in un giorno. Il 75% segnalati in 10 paesi, nelle Americhe e nel Sud-est asiatico.

America del Sud in ginocchio - In Brasile ci sono stati quasi 1'300 morti in 24 ore, con i contagi complessivi ormai arrivati sulla soglia degli 800'000. In America Latina e Caraibi si contano oltre 70'000 dei 417'000 morti di tutto il mondo. Cuba, una delle mete turistiche più battute al mondo, sottoporrà tutti gli stranieri al test una volta riaperte le frontiere.

Galoppa anche la Russia - Il coronavirus continua a galoppare anche in Russia, che ha sfondato la soglia dei 500'000 infettati, senza scendere dagli oltre 8'000 contagi quotidiani. Numeri imponenti, da terzo posto nel podio nella classifica mondiale dei malati, che stridono con il dato dei 6'000 decessi. Un tasso di mortalità «insolito», secondo l'Oms, che ha evocato così una certa leggerezza nelle statistiche di Mosca: rilievi respinti al mittente dal Cremlino.

In aumento in Africa - Altro fronte caldo è l'Africa. I contagi sono ancora contenuti, 200'000 (un quarto in Sudafrica). Sono meno del 3% globale, ma «è chiaro che la pandemia sta accelerando», ha rilevato sempre l'Oms, spiegando che il virus si sta diffondendo al di fuori delle capitali e che la mancanza di test e di altre forniture mediche ostacola la risposta all'emergenza.

Acredini tra Cina e Usa - In Cina è motivo d'attenzione il primo contagio rilevato nella capitale dopo oltre due mesi: un 52enne senza alcun contatto con stranieri. A Pechino tuttavia ci si concentra nel duello con gli Usa. Da una parte bollando come «campagna di disinformazione» lo studio di Harvard secondo cui il Covid-19 avrebbe fatto la sua apparizione a Wuhan già in agosto, e non a dicembre. Dall'altra, punzecchiando l'amministrazione americana dai media di Stato: «strano che il coronavirus non si sia fermato negli Usa», è il commento postato su Twitter dall'agenzia Xinhua alla notizia dei 2 milioni di contagi.

Che la pandemia sia ancora robusta è confermato anche dai numeri della crisi economica. Nei paesi sviluppati produrrà recessione e disoccupazione. Nel sud del mondo, lo scenario sarà più catastrofico. Secondo l'Fmi 100 milioni di persone intravedono lo spettro dell'estrema povertà, mandando all'aria i progressi degli ultimi tre anni.

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