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MONDOPandemia nel mondo, Spagna verso il collasso

21.03.20 - 20:49
I casi sono quasi 300mila, le vittime oltre 12mila.
Keystone
Madrid, un padiglione convertito a ospedale
Madrid, un padiglione convertito a ospedale
Fonte ats ans
Pandemia nel mondo, Spagna verso il collasso
I casi sono quasi 300mila, le vittime oltre 12mila.

ROMA - Al di là del dramma italiano, il caso del giorno all'estero è una Spagna ormai vicina al collasso, con i posti letto in terapia intensiva a Madrid già al completo e numeri di contagiati e morti per il coronavirus in continua crescita.

La pandemia, per il resto, rafforza la sua presenza in tutto il mondo, con quasi 300mila casi e oltre 12.000 vittime, e accelera anche nel continente più a rischio, l'Africa. Mentre circa un miliardo di persone, stime della France Presse, sono confinate a casa in decine di Paesi nel tentativo di contenere il virus.

La velocità di propagazione del Covid-19 in Spagna ha, per certi versi, numeri più preoccupati rispetto all'Italia, che è ancora il malato più grave d'Europa ed il secondo del mondo. I contagiati, dopo 21 giorni da quanto tutto è cominciato lì, sono balzati a quasi 25.000, 5.000 nelle ultime 24 ore, e 1.326 morti, 324 in più. Al 21esimo giorno, in Italia, i malati erano poco più di 21 mila, tanto che le autorità sanitarie spagnole ora non escludono un numero di vittime superiore a quello della penisola, quando quest'emergenza si concluderà.

Rispetto all'Italia, inoltre, la Spagna ha meno letti di terapia intensiva: 4.400 rispetto a 5.090. E oltre 1.600 sono già stati occupati. Negli ospedali di Madrid (solo nella regione della capitale c'è il 60% dei contagi totali) non ci sono più posti, anzi la richiesta è doppia rispetto alle possibilità, così i pazienti in condizioni critiche vengono distribuiti ad altre unità, come le sale operatorie non utilizzate.

E anche la Catalogna è in ginocchio. «L'ospedale si sta riempiendo di malati di Covid e temo che sarà così almeno per un'altra settimana prima di un possibile picco», spiega un anestesista di Madrid, temendo che i malati di altre patologie restino fuori. Mentre Ricard Ferrer Roca, presidente dei medici intensivisti, è lapidario: «O tutto il paese si attrezza per la terapia intensiva o non ne usciremo». In questo scenario, le autorità cercano di isolare quanti più casi possibile ed hanno acquistato 640.000 test rapidi, che consentono un risultato in 15 minuti.

I malati di coronavirus aumentano, per ora più lentamente, anche nel resto d'Europa. In Germania sono arrivati ad oltre 16.600 e la cancelliera Angela Merkel ha in mente un maxi-piano da 822 miliardi di euro per sostenere l'economia. La Gran Bretagna si è svegliata con pub, ristoranti e caffè chiusi, dopo la stretta (non proprio tempestiva) di Boris Johnson, ma il governo è stato costretto a lanciare un appello ad una spesa responsabile, dopo che diversi supermercati sono stati svuotati di generi alimentari. In Francia, dopo quattro giorni di lockdown, la popolazione denuncia la mancanza di mascherine ed il governo tenta di correre ai ripari, facendo testare 40 prototipi di materiale protettivo.

Non va meglio negli Stati Uniti, che hanno superato i 21.000 contagi: a 75 milioni di persone, un americano su 4, è stato ordinato di restare a casa. In tutto il mondo sono quasi un miliardo le persone in isolamento, perché decine di paesi hanno realizzato che solo con misure drastiche si può sperare di uscire da questo incubo. È improbabile, invece, che tale rigida consegna sia rispettata in quella parte del mondo che rischia di più, a causa di città sovraffollate e sistemi sanitari fragili. In Africa i contagi sono quasi arrivati a mille: un numero ancora contenuto rispetto alla popolazione (anche per la mancanza di tamponi e controlli) ma in rapida crescita, con 40 Paesi coinvolti su 54. E se i governi non seguiranno l'invito dell'Oms a «svegliarsi e a prepararsi al peggio», i danni della pandemia potrebbero essere di gran lunga peggiori rispetto all'Europa. O alla Cina, dove tutto è cominciato, che da tre giorni ha zero contagi e si preoccupa principalmente di quelli importati dall'estero.

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