Sull'atollo di Umashima ci sono più gatti che persone ma negli ultimi anni la popolazione felina è precipitata e la polizia forse ha scoperto il perché
TOKYO - Nel 2014 erano 90 - ben più dei pochi abitanti umani dell'isola - oggi sono poco più di 30. E la causa di questo crollo demografico della popolazione felina non sono affatto naturali.
Le autorità nipponiche, infatti, sarebbero ad un passo dal risolvere il giallo dell'atollo di Umashima, a 10 km al largo della città di Kitakyushu, che da anni ospita una nutrita colonia di felini. Meno celebre dell'altra isola dei gatti giapponese - Aoshima - è comunque un santuario importante e apprezzato dai turisti come dagli autoctoni.
Negli ultimi tempi però, gli abitanti hanno notato che c'era qualcosa che non andava: mici apparentemente sani morti da un giorno all'altro o ritrovati in gravissime condizioni. Esemplari che si spostavano barcollanti o che sbavavano dalla bocca in maniera copiosa.
L'insolito fenomeno ha attirato l'attenzione dei media giapponesi che si sono attivati in forze, recandosi sull'isola e intervistandone gli abitanti. Ed ecco la scoperta: un agricoltore solito lasciare in giro dei pezzi di pesce intinti nel diserbante «per tenere alla larga i corvi dai campi» ma con «nessuna intenzione di nuocere ai gatti», come ha dichiarato ai microfoni di Rkb News.
La polizia è subito intervenuta, sequestrando i bocconi e mandandoli in laboratorio per vedere se si tratta di veleno e se è davvero compatibile con i decessi felini.
«Ma quali corvi, su Umashima non ce ne sono... È chiaro che voleva uccidere i gatti», ha commentato ai media l'attivista animalista locale Sachie Yamazaki la cui organizzazione sta valutando se sia o meno il caso di sfollare i gatti rimanenti in attesa che la situazione sia chiarita.