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ROMANIA«Per favore non riattaccate», le ultime parole della ragazzina uccisa

06.08.19 - 21:59
La 15enne è stata rapita lo scorso 24 luglio. Il suo aguzzino ha confessato l'omicidio. La giovane ha tentato di chiamare le autorità tre volte, invano
Keystone
L'aguzzino di Alexandra ha confessato il suo omicidio e quello di un'altra ragazza.
L'aguzzino di Alexandra ha confessato il suo omicidio e quello di un'altra ragazza.
«Per favore non riattaccate», le ultime parole della ragazzina uccisa
La 15enne è stata rapita lo scorso 24 luglio. Il suo aguzzino ha confessato l'omicidio. La giovane ha tentato di chiamare le autorità tre volte, invano

CARACAL - «Per favore non riattaccate, ho davvero paura». Sono le ultime disperate parole alla polizia di Alexandra, una 15enne romena che è stata rapita, stuprata e uccisa dopo aver chiamato per tre volte, invano, il 112 in Romania.

Alexandra Macesanu era sparita lo scorso 24 luglio dopo aver fatto l'autostop per tornare a casa. Il suo aguzzino, un meccanico 65enne che ha confessato l'omicidio e quello di un'altra ragazza, invece di accompagnarla l'ha portata a casa sua a Caracal, a 145 chilometri da Bucarest. Una volta lì, Alexandra è riuscita a impossessarsi di un telefono e ha chiamato la polizia.

Gli audio e le trascrizioni delle sue telefonate al 112 sono stati pubblicati in questi giorni sulla sua pagina Facebook dalla zio e hanno scatenato rabbia e indignazione in Romania. Centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo. Il capo della polizia, Ioan Buda, è stato costretto alle dimissioni come altri due funzionari di polizia locali.

«Per favore venite presto, credo stia tornando», implorava la ragazza fornendo i dettagli del luogo in cui era tenuta prigioniera. Ma il poliziotto in turno non le ha dato peso. «Non posso stare al telefono con lei, ho altre chiamate», ha tagliato corto l'agente Vasilica Viorel Florescu. Aggiungendo che una volante della polizia sarebbe stata da lei «in 2-3 minuti» spazientendosi persino con la povera Alexandra: «E che cavolo! Calmati, la macchina è già sulla strada». E invece sono passate oltre 19 ore prima che la polizia individuasse la casa in cui la ragazza era tenuta prigioniera. Quando sono finalmente entrati era troppo tardi.

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