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ITALIARoberta Ragusa, confermati i 20 anni di reclusione per il marito

11.07.19 - 06:49
Antonio Logli è stato portato nel carcere di Livorno
Roberta Ragusa, confermati i 20 anni di reclusione per il marito
Antonio Logli è stato portato nel carcere di Livorno

PISA - Antonio Logli in carcere per aver ucciso e fatto sparire il cadavere di sua moglie Roberta Ragusa. La sentenza definitiva è arrivata ieri dalla Cassazione, che ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per Logli ritenuto colpevole della morte della donna, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme (Pisa) e mai più ritrovata.

Logli è entrato ieri sera nel carcere di Livorno. Respingendo il ricorso dei suoi legali, la Cassazione ha sancito quanto già previsto dalla corte d'Assise d'Appello di Firenze poco più di un anno fa, il 14 maggio 2018. Stessa sentenza in primo grado, nel 2016, con rito abbreviato.

Logli, che finora non si trovava in carcere, ma aveva l'obbligo di residenza nel comune di San Giuliano Terme e il divieto di allontanarsi dalla provincia di Pisa dalle 21 alle 6, ha atteso la sentenza assieme alla figlia Alessia ed alla compagna Sara Calzolaio in una camera d'albergo a Pisa, lontano dai riflettori. «Sono disperato», ha detto Logli in lacrime al telefono col suo avvocato.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, la notte in cui scomparve la moglie, Logli fu scoperto al telefono proprio con Sara Calzolaio - con la quale all'epoca aveva una relazione extraconiugale - e ne nacque un litigio con Roberta, sfociato poi in un omicidio.

Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al marito gestiva una scuola-guida che si trovava adiacente all'abitazione. Ed è proprio di un loro vicino, Loris Gozi, la testimonianza che lo stesso Pg aveva ritenuto, nella sua requisitoria, il "cuore del processo". Gozi aveva riferito di aver visto una persona, dalla sagoma simile a quella di Logli, litigare con una donna prima che entrambi salissero in macchina.

«Non ci interessa sapere se Gozi dice la verità perché la sua attendibilità è stata verificata e la Corte ha acquisito la catena di legittimità dalle sue dichiarazioni. Il giudice del merito ritiene vera la deposizione di Gozi ed io condivido questa cosa», aveva aggiunto il Pg, chiedendo di confermare la condanna, visto che qualsiasi ipotesi alternativa alla ricostruzione fatta dai giudici di merito «sarebbe inverosimile».

In merito al reato di distruzione di cadavere, il Pg ha aggiunto che «si tratta di un movente forte e indiscutibile». Per Birritteri, che li ha analizzati uno per uno, «tutti i motivi del ricorso sono infondati».

La difesa di Logli, invece, aveva chiesto l'assoluzione perché «l'imputato non ha commesso il fatto». I legali avevano anche chiesto in subordine che - se Logli avesse dovuto essere condannato - il reato venisse riqualificato in omicidio preterintenzionale. «Questa richiesta è in subordine al dato che il nostro assistito non ha commesso il fatto. Non abbiamo cambiato la linea difensiva. La nostra richiesta rimane quella dell'assoluzione», aveva spiegato il legale, Roberto Cavani, prima delle sentenza.

Ma al palazzo di Giustizia, sperando nella condanna, invece, c'erano diversi parenti di Roberta, scoppiati in lacrime dopo la sentenza: «Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi - hanno detto - Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta».

E sulla decisione dei figli di sostenere il padre nella vicenda processuale - oltre ad Alessia anche il figlio Daniele - i parenti della donna scomparsa commentano: «Giustamente credono a quello che vogliono credere e che devono credere». Reazione opposta dalla compagna di Logli: «Non è giusto, non è giusto», ha urlato Sara Calzolaio dalla finestra della camera del b&b dove ha trascorso la giornata con l'uomo.

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