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ITALIAAnziana uccisa a Bari, si trattò di vendetta

08.06.19 - 18:47
Un 30enne voleva ammazzare il datore di lavoro dopo essere stato licenziato. Ma per vendicarsi ha poi deciso di colpire sua madre. Condannato all'ergastolo
Keystone (archivio)
Anziana uccisa a Bari, si trattò di vendetta
Un 30enne voleva ammazzare il datore di lavoro dopo essere stato licenziato. Ma per vendicarsi ha poi deciso di colpire sua madre. Condannato all'ergastolo

BARI - «Voleva ammazzare il datore di lavoro ma non trovava l'occasione per vendicarsi del licenziamento e aveva deciso di farlo con la madre», «sottraendola con violenza ai propri figli», mentre lei «cercava di difendersi con terrore dal suo assassino.

È quanto i giudici della Corte di Assise di Bari scrivono nelle motivazioni della sentenza con cui nel marzo scorso hanno condannato alla pena dell'ergastolo, riconoscendo le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà, un 30enne albanese processato per l'omicidio di una 71enne, uccisa nella sua villetta a Palese (Bari) il 13 novembre 2016. Ai familiari della vittima i giudici hanno riconosciuto il risarcimento dei danni.

L'imputato, ex dipendente del ristorante del figlio della signora, con una dipendenza dal gioco d'azzardo - «si era giocato anche l'affitto» riferiscono gli atti giudiziari -, conosceva la donna perché spesso le portava la spesa a casa per conto del figlio.

Qualche mese prima era stato licenziato ma pretendeva di riottenere il lavoro o avere altro denaro come liquidazione. Quel giorno, come documentato da immagini di telecamere di videosorveglianza della zona, era andato in bici, fermandosi a lungo, davanti alla villetta della vittima proprio nelle ore in cui la donna fu uccisa. Era stata lei ad aprire la porta al suo assassino, poi sorpresa alle spalle in un momento di distrazione, soffocata, strangolata e incappucciata con una busta della spazzatura fissata al collo con del nastro adesivo.

Il corpo fu trovato dalla figlia, che era andata a casa della madre perché preoccupata dal fatto che da ore non rispondeva al telefono. Ad incastrare il 30enne ci sono non soltanto i video, ma anche tracce biologiche trovate in casa della donna, intercettazioni telefoniche in cui l'uomo si confida con alcuni familiari prima di fuggire dall'Italia probabilmente per sottrarsi all'arresto e le rivelazioni di un suo ex compagno di cella al quale l'imputato avrebbe confessato il delitto.

I giudici della Corte di Assise definiscono la «capacità di delinquere» di Laska «di eccezionale intensità» per un delitto «commesso nei confronti di un anziana donna sola e indifesa».
 
 

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