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SRI LANKAL'ombra della Jihad sulla strage di Pasqua: 290 morti, 2 svizzeri

22.04.19 - 19:47
Si tratta di una coppia residente a Bümpliz che si trovava in vacanza nel Paese asiatico. Morto anche un terzo membro della famiglia, di doppia nazionalità straniera
Keystone
Una delle tre chiese colpite
Una delle tre chiese colpite
L'ombra della Jihad sulla strage di Pasqua: 290 morti, 2 svizzeri
Si tratta di una coppia residente a Bümpliz che si trovava in vacanza nel Paese asiatico. Morto anche un terzo membro della famiglia, di doppia nazionalità straniera

COLOMBO - C'è l'ombra della Jihad sulle stragi di Pasqua che in Sri Lanka hanno provocato 290 morti e 500 feriti, vittime delle esplosioni che hanno sventrato chiese e alberghi in una micidiale sequenza perfettamente sincronizzata. Tra le vittime anche due cittadini svizzeri, di cui uno con la doppia nazionalità.

Anche un terzo membro della famiglia, di doppia nazionalità straniera, è morto in uno degli attentati, ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che è attualmente in contatto con la famiglia e assicura un sostegno nell'ambito della protezione consolare.

Secondo informazioni fornite da "Blick" e "20 Minuten", le due vittime elvetiche - una coppia, 60 anni lui e 55 lei - erano residenti a Bümpliz (BE) e gestivano un chiosco nel quartiere della Lorraine, poco a nord del centro storico della Città federale. La famiglia si trovava in vacanza in Sri Lanka.

L'Ambasciata elvetica a Colombo sta inoltre prestando assistenza a una famiglia residente nella Confederazione. I genitori, entrambi originari dello Sri Lanka, hanno perso la vita.

30 vittime straniere da 11 Paesi - Delle 290 vittime degli attacchi terroristici di chiese e alberghi nello Sri Lanka, gli stranieri sono almeno 30, una piccola minoranza, ma provenienti da ben 11 Paesi.

Oltre alle due vittime svizzere vi sono otto indiani, otto britannici, quattro statunitensi e tre danesi, cioè i tre figli dell'imprenditore dell'abbigliamento Anders Holch Povlsen. Due persone, un uomo e una donna, provenivano dalla Spagna, due dall'Australia, due dalla Cina. Gli altri morti provengono da Olanda, Giappone e Portogallo.

Inferno a Colombo - Erano le 9 di mattina (le 6 in Svizzera), quando almeno sette kamikaze del National Thowheed Jamath - gruppo islamico locale al quale il governo ha attribuito la responsabilità degli attentati - hanno scatenato l'inferno in tre chiese e tre resort di lusso nella capitale Colombo. Altre due esplosioni hanno colpito subito dopo due edifici nei quartieri Dehiwala e Orugodawatta della capitale.

Il pianto dei sopravvissuti e le urla dei feriti hanno accolto soccorritori e militari che si sono trovati davanti allo scempio di corpi smembrati dei fedeli riuniti per le celebrazioni pasquali e dei turisti che affollavano gli hotel. Gli stranieri rimasti uccisi sono tra i 35 e i 40: nel bilancio provvisorio ci sono britannici, americani, cinesi, olandesi, danesi, un giapponese. Tra le vittime anche tre dei quattro figli di Anders Holch Povlsen, il patron danese del colosso dell'abbigliamento Asos.

Un Paese sotto shock - L'intero Paese è sotto shock e il terrore non ha dato tregua neppure a Pasquetta, quando è esploso - nei pressi di un'altra chiesa di Colombo - un ordigno all'interno di un furgone che gli artificieri stavano cercando di disinnescare. Quasi in contemporanea la polizia ha trovato 87 detonatori vicino alla principale stazione di autobus della capitale.

Una catena di sangue organizzata troppo bene per essere improvvisata. Una tecnica del terrore troppo sofistica per essere confinata nell'angusta struttura di un gruppuscolo finora quasi sconosciuto. I terroristi si sono mimetizzati tra i fedeli in preghiera e fra i turisti. Uno degli attentatori suicidi dell'hotel Cinnamon «si è messo in coda per la colazione speciale di Pasqua, ha aspettato il suo turno con il piatto in mano fino al momento di essere servito e solo allora ha fatto detonare l'esplosivo», ha raccontato uno dei responsabili dell'hotel Cinnamon al quotidiano spagnolo El Mundo. E mentre il governo si rimpalla le responsabilità sulle falle dell'intelligence e i buchi nella comunicazione nonostante i 'warning' giunti almeno da due settimane, la polizia ha arrestato 24 sospetti.

Assistenza alle indagini dall'estero - I servizi di sicurezza «avevano le informazioni», ma non hanno agito, ha detto in una conferenza stampa il portavoce del governo Rajitha Senaratne che ha avanzato l'ipotesi di una rete internazionale molto più ampia. «Non crediamo che questi attacchi siano opera di un gruppo di persone nell'ambito di questo Paese», ha aggiunto, sottolineando che «c'è una rete internazionale senza la quale questi attacchi non potevano avere successo». Il presidente Maithripala Sirisena, si legge in un comunicato, chiederà «l'assistenza di Paesi stranieri» per le indagini.

Nessuno ha rivendicato gli attacchi, ma sui social affiliati all'Isis, i sostenitori del califfato inneggiano alla strage e postano preghiere affinché "Allah accolga" gli attentatori. Per l'intelligence Usa la strage del National Thowheed Jamath ha la sua fonte d'ispirazione nell'Isis, anche se l'unico episodio di rilievo del gruppo radicale islamico è stata la vandalizzazione, l'anno scorso, di alcune statue del Buddha. Intanto il governo di Colombo ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale e ha attribuito all'esercito gli stessi poteri che avrebbe in caso di guerra. Bloccati anche i social network in tutto il Paese per evitare il diffondersi di fake news.

Cordoglio in tutto il mondo - Unanime il cordoglio del mondo. Papa Francesco ha auspicato che «tutti condannino questi atti terroristici disumani e mai giustificabili» e ha espresso «fraterna vicinanza» al popolo dello Sri Lanka. Il presidente americano Donald Trump ha telefonato al premier cingalese Ranil Wickremesinghe per esprimere le condoglianze e «sostegno nel perseguire i responsabili». E a Wall Street è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime.

 

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