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LIBIALa Libia ripiomba nel caos. L'ONU: «Fermatevi»

06.04.19 - 20:46
La crisi è ormai divenuta un conflitto armato fra il generale Khalifa Haftar, all'attacco di Tripoli, e il premier Fayez al Sarraj, assediato nella capitale
Keystone
Un conflitto sempre più armato
Un conflitto sempre più armato
La Libia ripiomba nel caos. L'ONU: «Fermatevi»
La crisi è ormai divenuta un conflitto armato fra il generale Khalifa Haftar, all'attacco di Tripoli, e il premier Fayez al Sarraj, assediato nella capitale

TRIPOLI - Di fronte a scontri ormai a pochi chilometri dal centro di Tripoli, raid aerei e il rischio di una battaglia anche nei cieli, l'Italia - di concerto con gli Stati Uniti - insiste affinché l'Onu intervenga quale mediatore della crisi libica ormai divenuta conflitto bellico fra il generale Khalifa Haftar, all'attacco della capitale, e il premier Fayez al Sarraj, assediato in città.

Il premier italiano Giuseppe Conte, in un colloquio telefonico con Antonio Guterres, ha ribadito il "forte sostegno italiano al processo di transizione politica guidato dalle Nazioni Unite" e ha fatto sapere che nei prossimi giorni rimarrà in stretto contatto con il Segretario generale dell'Onu.

Il ruolo italiano è rilevante anche perché un portavoce del dipartimento di Stato Usa ha sottolineato che «promuovere la stabilità» Libia, «è una priorità del dialogo strategico Usa-Italia».

Per il dialogo fra le parti si è pronunciata anche la Russia attraverso il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov pur ammonendo sulla contrarietà di Mosca ai raid aerei con cui le forze filo-Sarraj hanno martellato postazioni di Haftar, nelle ultime ore in almeno tre punti a sud di Tripoli. Incursioni che potrebbero essere estese per colpire il grosso delle truppe del generale radunate a Jufra e le loro linee di rifornimento provenienti da Sirte.

Nonostante gli scontri, da Tripoli l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia ha sostenuto che, sebbene sia "difficile", si tenta ancora di tenere la conferenza nazionale sulla Libia a Ghadames per il 14-16 aprile.

Di Libia, come ha riferito il ministro degli Affari italiani Esteri Enzo Moavero Milanesi, si è occupato anche il G7 svoltosi in Bretagna dove Francia e Italia si sono trovate «assolutamente d'accordo nel fare un appello» per «una soluzione che non preveda interventi militari», ha riferito il capo della Farnesina.

Sul campo, l'operazione che ha il nome in codice "Diluvio di Dignità" ha visto il generale Haftar imporre una no-fly zone ("qualsiasi aereo militare in questa regione sarà considerato un obbiettivo nemico") sui cieli della Libia occidentale proprio per contrastare i raid lanciati da Tripoli. Nella capitale scontri sono stati segnalati ad Ain Zara, una zona a soli 12 km in linea d'aria dal centro di Tripoli simboleggiato dalla Piazza dei Martiri sul lungomare.

Haftar ha fatto ribadire che, nonostante proclami contrari di un ministro di Sarraj, controlla l'aeroporto internazionale, quello chiuso dal 2014 e situato a circa 25 km in linea d'aria a sud del centro. Il generale inoltre è apparso all'offensiva facendo annunciare di aver preso un posto di blocco 27 km a ovest di Tripoli che ieri Sarraj aveva visitato per dimostrarne il possesso. Su Tripoli in serata però stavano convergendo come preannunciato milizie di Misurata, la potente città definibile la "Sparta di Libia", e il portavoce di Haftar ha dovuto ammettere che sono 14 i propri militari uccisi dall'inizio dell'operazione avviata giovedì.

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