L'intervento di un'associazione ha spinto il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti a chiudere un laboratorio in cui usava gli animali per i test nella ricerca contro la toxoplasmosi
WASHINGTON - Il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha chiuso un laboratorio in cui usava gatti come cavie, nell’ambito della ricerca avviata per trovare una cura alla toxoplasmosi. Questa malattia è considerata tra le principali cause di morte relative all’alimentazione negli Usa.
Il “mattatoio di Beltsville” - un sobborgo di Washington, nel Maryland - è stato denunciato ufficialmente nel 2018 grazie a uno studio promosso dall’associazione White Coat Waste Project.
Per tre decenni gli scienziati dell'Agricultural Research Service hanno alimentato gli animali per verificare un’eventuale contaminazione dei parassiti della toxoplasmosi. «Cani e gatti venivano acquistati nei "mercati della carne" in Cina, Vietnam, Etiopia, Colombia e in altri paesi per nutrire a loro volta altri gatti in una vera forma di cannibalismo». Negli ultimi anni gli scienziati non avevano più usato i mici per testare il consumo della carne, ma comunque per coltivare parassiti e svolgere test.
«Tutti i gatti che sopravvivevano agli esperimenti, sani o meno, venivano poi uccisi, sottoposti a eutanasia, dichiarati non adottabili perché possibilmente contagiosi». I rimanenti 14, non infetti, saranno adottati invece dai funzionari.
Il Dipartimento ha comunicato che la ricerca è stata reindirizzata, mentre Anthony Bellotti, fondatore del Progetto White Coat Waste, ha dichiarato ironicamente: «Dopo oltre 3000 gatti uccisi e 22 milioni di dollari sprecati, ci congratuliamo con l'USDA per la sua saggia decisione di porre definitivamente fine ai suoi esperimenti sui gatti finanziati dai contribuenti». La lotta dell'associazione contro i laboratori che usano gli animali come cavie non è finita.