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ITALIA«L’ho ucciso perché aveva un’aria felice»

01.04.19 - 14:00
È l'assurda motivazione del delitto di Stefano Leo, ucciso il 23 febbraio a Torino
«L’ho ucciso perché aveva un’aria felice»
È l'assurda motivazione del delitto di Stefano Leo, ucciso il 23 febbraio a Torino

TORINO - «L’ho ucciso perché aveva un’aria felice. L’ho scelto perché appariva felice». È questa l'assurda motivazione addotta da Said Machaouat, il 27enne italiano d'origine marocchina che ha confessato il delitto di Stefano Leo, avvenuto il 23 febbraio scorso in riva al Po.

Machaouat ha ammesso di non aver mai visto prima la vittima e di aver agito senza una solida ragione. «Un movente banale quanto terrificante» ha ammesso il procuratore di Torino Paolo Borgna, che ha citato il verbale dell'interrogatorio. Il giorno del delitto il 27enne ha maturato la volontà di uccidere qualcuno: per questo motivo ha comprato un set di coltelli e li ha gettati tutti tranne uno, quello che ha poi usato contro Leo. «Volevo uccidere un ragazzo come me, sottrarlo alla sua famiglia e togliergli tutte le promesse di felicità».

La decisione di costituirsi è maturata dopo un mese di fuga e dopo aver sentito nuovamente un impulso all'omicidio. «Avevo una voce dentro di me che mi diceva di uccidere ancora. Così mi sono costituito».

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