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ITALIAMorte di Imane Fadil: avvelenamento o malattia rara

18.03.19 - 16:04
La modella era una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi
Keystone
Imane Fadil era una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi.
Imane Fadil era una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi.
Morte di Imane Fadil: avvelenamento o malattia rara
La modella era una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi

MILANO - «C'è l'opzione sull'ipotesi di un avvelenamento ma non si esclude che Imane Fadil (una delle testimoni chiave del processo Ruby a carico dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi, ndr) sia morta per una malattia rara». Lo ha detto il Procuratore capo di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa sottolineando che «la priorità della Procura è accertare le cause della morte».

«I medici dell'Humanitas - ha aggiunto Greco - hanno cercato di seguire tutte le ipotesi possibili in base alla scienza medica e ad una ad una le hanno scartate trovandosi davanti ad una situazione complessa che non sono riusciti a comprendere».

Possibile avvelenamento - Il "12 febbraio" per la prima volta Fadil disse di temere di essere stata "avvelenata". Era stata ricoverata il 29 gennaio all'ospedale Humanitas. Lo hanno spiegato Greco, l'aggiunto Tiziana Siciliano e i procuratori Luca Gaglio e Antonia Pavan ai cronisti. Fadil è morta lo scorso primo marzo al policlinico Humanitas di Rozzano, nell'aerea metropolitana di Milano. Il 12 febbraio, dunque, venne fatta un'analisi sull'eventuale presenza di arsenico nel corpo che il 22 febbraio diede esito negativo e i medici decisero allora di disporre analisi sui metalli.

Nel suo sangue era presente un'alta concentrazione di quest'ultimi, in particolare il cadmio e l'antimonio, ha spiegato Greco sottolineando che l'antimonio era presente con un valore di quasi tre volte superiore e il cadmio urinario di quasi sette volte superiore il range normale. La concentrazione di antimonio riscontrata è di 3 mg per litro contro un range che va dallo 0,02 allo 0,22, mentre il livello del cadmio urinario è di 7 mg per litro contro un range che va da 0,1 allo 0,9.

Gli esami sono stati fatti sull'urina e sul sangue questo ultimo però, ha sottolineato il procuratore capo di Milano Francesco Greco, «era stata lavato e sostituito, nonostante ciò i valori di cadmio e antimonio erano elevati». Durante la permanenza in ospedale Fadil fu sottoposta infatti a numerose trasfusioni. Oltre a cadmio e antimonio è stata riscontrata la presenza di molibdeno, cobalto, cromo urinario (7,4 mg/litro) e cromo del sangue (2,6 mg/litro).

L'autopsia - Riguardo al fatto che non si sia ancora proceduto all'autopsia nonostante la morte sia avvenuta il primo marzo, il procuratore ha tenuto a precisare: «Non conoscendo le cause della morte, nulla si può escludere. Ci sono tracce - ha proseguito - che ci portano a ritenere la presenza di sostanze particolari», in particolare l'antimonio e il cadmio in alte percentuali, e «al fine di non esporre i medici a sostanze dannose abbiamo deciso di procedere con le cautele necessarie».

Infatti, ha spiegato, in vista dell'esame autoptico, che dovrebbe cominciare con i primi prelievi mercoledì prossimo per avere i risultati giovedì o venerdì «sono appena arrivate le attrezzature tecniche» e poi è prevista la presenza dei vigili del fuoco con le attrezzature e le competenze specifiche. Saranno in campo anche i vigili del fuoco «perchè hanno un addestramento specifico e strumentazione adeguata per il rischio di radiazioni», ha aggiunto il procuratore capo precisando che «si procederà prima con l'estrazione di alcuni campioni per le prime analisi», ovvero i carotaggi degli organi (fegato e reni), e poi «con la normale autopsia».

La Procura di Milano attende gli esiti delle analisi sulla presenza di eventuale radioattività sul corpo di Fadil e solo dopo «verrà effettuata l'autopsia, probabilmente tra giovedì e venerdì», ha detto Greco.

Le comunicazioni - Il procuratore ha spiegato che l'Humanitas non ha mai dato comunicazioni alla procura o alla polizia giudiziaria prima della morte di Fadil, che tra l'altro ai medici aveva parlato di un suo possibile avvelenamento. La conferma del fatto che non ci sia stata comunicazione prima del decesso è arrivato oggi anche dalla testimonianza del direttore sanitario dell'ospedale. La notizia della morte, come ha detto il procuratore, è stata comunicata al ministero pubblico dall'avvocato della giovane «che ha anticipato la comunicazione dell'ospedale».

Oggi, infatti, è stato ascoltato in Procura Michele Lagioia, direttore sanitario dell'Humanitas, il quale, come spiegato dal procuratore Greco che ha letto uno stralcio del verbale, ha escluso che la direzione sanitaria abbia dato notizie sul ricovero di Fadil alla Procura o alla polizia giudiziaria prima del decesso.

Greco ha chiarito, inoltre, che l'Humanitas «si è trovata di fronte ad una situazione complessa» dal punto di vista medico e, dopo tutte le analisi eseguite, i medici non sono riusciti ad accertare le cause della morte.

"Noi - ha aggiunto il procuratore - ci pronunceremo solo quando sarà chiaro il motivo della morte, tutto il resto sono congetture senza dati certi». Anche a chi gli ha chiesto se la Procura si attiverà o meno su eventuali ritardi nelle comunicazioni da parte dell'ospedale (Fadil avrebbe parlato coi medici anche di un possibile avvelenamento), Greco ha risposto che «la prima cosa da fare ora è capire perché è morta, poi tutto il resto sarà valutato in seguito».

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