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REGNO UNITOÈ l'ora del piano B, non c'è il backstop

21.01.19 - 12:21
Cala il sostegno dei britannici a un referendum bis
Keystone
È l'ora del piano B, non c'è il backstop
Cala il sostegno dei britannici a un referendum bis

LONDRA - Niente concessioni alle opposizioni o verso una Brexit più soft, ma la riproposizione del suo piano originario con l'impegno a cercare di aggirare la questione del backstop (il meccanismo vincolante di garanzia teorica imposto dall'Ue per assicurare il confine aperto fra Irlanda del Nord e il Irlanda) in modo da convincere i Tory ribelli brexiteers e gli alleati unionisti nordirlandesi del Dup.

E' questo, secondo fonti di Downing Street citate dai media britannici, il 'piano B' che Theresa May si prepara a delineare oggi pomeriggio ai Comuni dopo la sonora bocciatura parlamentare della settimana scorsa, con 230 voti di scarto, dell'accordo di divorzio da lei raggiunto con Bruxelles a novembre.

Stando al Daily Telegraph, la premier - dopo aver consultato ieri il suo governo in teleconferenza - scommetterebbe in particolare sulla possibilità di rivedere lo storico accordo di pace irlandese del Venerdì Santo 1998, attraverso negoziati con l'Ue e colloqui diretti con Dublino, in modo da salvaguardare il confine aperto senza dover ricorrere al backstop.

Mentre per il Times è già pronta a dichiarare "fallito" il dialogo intavolato in questi giorni con l'opposizione e a darne la colpa al leader laburista, Jeremy Corbyn, che si è rifiutato d'incontrarla di fronte al suo no di togliere dal tavolo a priori ogni ipotesi di una Brexit no deal.

Il fronte delle opposizioni e del drappello dei Tory ribelli pro-Remain si dispone da parte sua a darle battaglia con almeno due emendamenti anti-governativi attesi entro stasera. Il primo, promosso dalla laburista Yvette Cooper e da altri, imporrebbe all'esecutivo l'obbligo di chiedere a Bruxelles un'estensione dell'articolo 50, e quindi un rinvio dell'uscita dall'Ue già fissata per i 29 marzo, laddove la premier non fosse in grado di far approvare a Westminster un nuovo piano nel previsto voto del 29 gennaio o comunque al massimo entro il 26 febbraio. Il secondo, concepito da Dominic Grieve, ex ministro conservatore eurofilo, garantirebbe al Parlamento il diritto prioritario di presentare sue proposte sulla Brexit alternative a quelle del governo purché firmate da una minoranza di almeno 300 deputati (su 650) appartenenti a 5 gruppi diversi.

Cala il sostegno dei britannici a un referendum bis - Cala il numero dei britannici favorevoli a un secondo referendum sulla Brexit. Almeno stando a un ultimo sondaggio Sky Data il quale, dopo altre rilevazioni di segno inverso, indica al 56% la quota di coloro che ora non vogliono un nuovo voto popolare sulla questione dopo quello - favorevole all'uscita del Regno dall'Ue - del giugno 2016.

Il sondaggio, ripreso con evidenza dal tabloid brexiteer Daily Express, sembra segnalare una certa stanchezza dell'elettorato e l'auspicio maggioritario di un accordo sul divorzio da Bruxelles che consenta di guardare avanti.

Il fronte pro Remain più radicale evidenzia tuttavia altri dati e continua a far campagna per una rivincita referendaria, di fronte al possibile protrarsi dello stallo parlamentare.

Questa opzione non ha peraltro al momento ancora i numeri per essere portata avanti a Westminster, tanto che alcuni deputati laburisti filo-Ue, spalleggiati oggi sul Guardian dall'ex premier Gordon Brown, evocano la soluzione della costituzione di "assemblee di cittadini" per provare a spingere il progetto.

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