Aveva 94 anni ed era affetto dal morbo di Parkinson. Sette mesi fa era morta la moglie
WASHINGTON - All'età di 94 anni è morto l'ex presidente americano George H.W. Bush. Bush padre è stato il 41esimo presidente, dal 1989 al 1993. Ad annunciarlo in una nota è stato il figlio, 43esimo presidente, George W. Bush.
Lo scorso aprile era morta all'età di 93 anni la moglie Barbara, con cui era sposato da 73 anni.
Il portavoce della famiglia Bush, Jim McGrath, ha spiegato che l'ex presidente, che da anni era affetto dal morbo di Parkinson ed era costretto su una sedia a rotelle, è deceduto poco dopo le 10 di sera di venerdì.
Alla Casa Bianca, Bush padre aveva fatto soprattutto politica estera: da 'Giusta Causa' a Panama a 'Riporta Speranza' in Somalia, passando per la prima invasione dell'Iraq sullo sfondo del crollo del Muro di Berlino arrivando a raccogliere oltre il 90% dei consensi in anni di cambiamenti epocali che al politologo Francis Fukuyama avevano fatto parlare di 'fine della storia'. George H. Bush, eroe della seconda guerra mondiale e alla Casa Bianca dal 1989 al 1993, nel periodo della fine della Guerra fredda, visse il suo momento più alto di popolarità con la Guerra del Golfo del 1991, quando gli Usa sconfissero l'Iraq dopo l'invasione del Kuwait. Popolarità che fu poi travolta dalla crisi economica di quegli anni che lo condannò ad essere presidente di un solo mandato. A sconfiggerlo alle urne fu Bill Clinton.
Negli ultimi anni era stato ricoverato più volte, ma era sempre riuscito a riprendersi, non nascondendo in diverse occasioni anche la sua avversità verso le posizioni dell'attuale presidente Donald Trump, che alle primarie del 2016 sconfisse l'altro suo figlio, Jeb Bush.
Donald Trump, che si trova in Argentina insieme alla moglie Melania per il G20, ha espresso cordoglio per un uomo che «ha ispirato generazioni di americani». «Con giudizio, buon senso e impassibile leadership Bush ha guidato il nostro Paese e il mondo verso una pacifica e vittoriosa fine della Guerra fredda - scrive Trump -. Il suo esempio continuerà a ispirare gli americani a perseguire le cause più giuste».
Statement from President Donald J. Trump and First Lady Melania Trump on the Passing of Former President George H.W. Bush pic.twitter.com/qxPsp4Ggs7
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 1, 2018
Anche Barack Obama ha voluto omaggiare il 41esimo presidente, «patriota e un umile servitore dell'America».
America has lost a patriot and humble servant in George Herbert Walker Bush. While our hearts are heavy today, they are also filled with gratitude. Our thoughts are with the entire Bush family tonight – and all who were inspired by George and Barbara’s example. pic.twitter.com/g9OUPu2pjY
— Barack Obama (@BarackObama) December 1, 2018
«Sarò per sempre grato per l'amicizia creata», è il messaggio dell'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton in reazione alla morte di George H. W. Bush che lo precedette alla Casa Bianca.
Hillary and I mourn the passing of President George H. W. Bush, and give thanks for his great long life of service, love and friendship. I am grateful for every minute I spent with him and will always hold our friendship as one of my life’s greatest gifts. https://t.co/1CYdrIeKmz
— Bill Clinton (@BillClinton) December 1, 2018
«È con grande tristezza che apprendo della morte George H. W. Bush. Il mondo ha perso uno statista che è stato un esempio per tutti noi. Io personalmente ho perso un amico. Noi europei ricorderemo sempre cosa ha fatto per rendere l'Europa un luogo più unito e sicuro». Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ricorda così, con un tweet postato mentre si trova a Buenos Aires per il G20, l'ex presidente Usa.
It was with great sadness that I learnt of the passing of George H. W. Bush. The world has lost a statesman who was an example to us all. I personally lost a friend. We Europeans will forever remember what he did to make Europe a safer & more united place. https://t.co/p20diIveei
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) 1 dicembre 2018
Deputato dal 1966 al 1970, Bush non ce la fece mai a diventare senatore. Apprezzandolo «non per il cervello ma per la fedeltà», il machiavellico Richard Nixon lo nominò nel 1971 ambasciatore all'Onu. Due anni dopo, in pieno Watergate, gli offrì la scomoda direzione del partito repubblicano. "Poppy" - così lo chiamavano in famiglia - sopravvisse allo scandalo e nell'ottobre 1974 - con Gerald Ford - si riciclò come primo ambasciatore in Cina, carica che lasciò l'anno dopo per diventare capo della Cia. Nel 1980 - senza base di potere nel partito ma da tutti considerato «molto amabile» fece 'il colpo della vita: Ronald Reagan, a cui aveva cercato di tagliare la strada', lo cooptò a vice. Otto anni dopo, contro Michael Dukakis nel 1988 fu una gara senza storia anche per via dei colpi bassi escogitati dal suo stratega Lee Atwater.
Nel 1992, dopo la peggior sconfitta elettorale in 80 anni (ottenne solo il 37% dei voti), fu contento di lasciare Washington. Quel giorno '41' chiuse per sempre con la politica attiva. «Nonno a tempo pieno», disse, per tornare alla ribalta solo due volte, in coppia con Clinton, cooptato a Kennebunkport come «pecora nera della famiglia Bush»: nel 2004 per le vittime dello tsunami in Asia, l'anno dopo per gli sfollati di Katrina.