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ITALIAInneggiava alla Jihad sul web, sarà deradicalizzato

07.04.18 - 21:29
Il minorenne sarà affiancato da un imam nel suo percorso
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Inneggiava alla Jihad sul web, sarà deradicalizzato
Il minorenne sarà affiancato da un imam nel suo percorso

TRIESTE - Inneggiava alla jihad su social e web. Dispensava consigli a chi volesse unirsi ai combattenti del Califfato, segnalando video in cui si davano istruzioni per costruire ordigni e offrendosi di aiutare chi volesse raggiungere lo Stato islamico. Si comportava da vero e proprio "leader" su Telegram, dove era amministratore di due gruppi chiusi e diversi canali.

Sotto di lui una sessantina di persone, disposte a divulgare in diverse lingue i messaggi di propaganda che lui traduceva dall'arabo, anche in riferimento all'attentato di Berlino del 2016, convinto di poter raggiungere i "lupi solitari" in Italia e Europa.

È la storia di un ragazzo friulano, di origine algerina, un minorenne di "seconda generazione". Alle spalle una famiglia (mamma, papà e altri fratelli minorenni) tranquilla, spiegano gli investigatori, che vive di onesto lavoro e che non si era accorta di nulla, lui invece talmente radicalizzato alla causa jihadista da essere forse pronto a realizzare un dispositivo rudimentale e compiere un'azione nella sua scuola.

Ma è anche la storia di un lavoro di squadra che ha funzionato, perché il ragazzo è stato individuato dagli specialisti della sezione per il contrasto al "cyberterrorismo" del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni di Trieste, in raccordo con la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) di Trieste e Udine, nel corso di un'indagine cominciata a dicembre 2016 e coordinata dalla Procura per i minori di Trieste. Un lavoro di prevenzione, che si somma all'operazione di recupero del ragazzo e che passa attraverso la collaborazione di un'equipe di psicologi, servizi sociali, esperti ma anche di religiosi. Per la prima volta in Italia è stato avviato un percorso di deradicalizzazione e il ragazzo verrà affiancato da un imam perché apprenda una visione più vicina alla realtà dell'Islam.

Oggi quel ragazzo, denunciato dalle forze dell'ordine, continua a vivere in famiglia - integrata nel territorio - e a frequentare la scuola. La stessa che avrebbe anche potuto colpire: nel suo zaino c'erano diversi documenti manoscritti in arabo e una bandiera dell'Isis da lui stesso realizzata. Ma il pericolo che le sue intenzioni si traducessero in atti concreti era lontano, visto che è stato seguito e sorvegliato costantemente dagli investigatori per un anno. Si scommette dunque sul suo recupero: "Il difficilissimo lavoro risulta tessuto con rara intelligenza insieme con la Procura per i minorenni di Trieste, i cui magistrati hanno impiegato strumenti idonei alla rieducazione, senza inficiare la formazione religiosa del ragazzo", ha osservato il procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni.

La scuola non è stata informata della denuncia. Intorno al giovane si è creata una rete di protezione per garantire il totale rispetto della sua riservatezza. E nel percorso di deradicalizzazione è previsto anche l'intervento di un imam. "Dobbiamo impegnarci tutti e di più per costruire una società diversa - ha affermato il presidente dell'Ucooi, Unione delle comunità islamiche italiane Izzeddin Elzir - che dialoghi, che non lasci la persona alla sua individualità, ma che spinga a vivere con gli altri".

Dalla politica, Roberto Calderoli (Lega) si chiede se questi ragazzi "si radicalizzino nelle moschee" e invita a fare "piazza pulita" dei "cattivi maestri". La deputata Debora Serracchiani (Partito democratico) ribadisce la necessità "di aumentare soprattutto le iniziative volte a un'integrazione reale delle seconde generazioni di immigrati".

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