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REGNO UNITOCambridge Analytica, una storia di manipolazione?

21.03.18 - 16:34
Il nome di Cambridge Analytica è ora di pubblico dominio, filtrato da un'aura «di mistero e di negatività»
Cambridge Analytica, una storia di manipolazione?
Il nome di Cambridge Analytica è ora di pubblico dominio, filtrato da un'aura «di mistero e di negatività»

LONDRA - Si chiama Cambridge Analytica, ma ha sede fin dalla sua fondazione a Londra, a Washington e a New York. Il cuore è in Gran Bretagna, il portafogli negli Usa.

Il suo nome, noto da qualche tempo agli addetti ai lavori, è ora di pubblico dominio, filtrato da un'aura «di mistero e di negatività», come riconosce il suo medesimo fondatore Alexander Nix: appena sospeso dalla carica di amministratore delegato sull'onda dello scandalo dei dati di 50 milioni di utenti pescati su Facebook per essere psicologicamente 'profilati' e usati a scopo di propaganda politica. Anche e soprattutto - a quanto pare - in favore di Donald Trump.

Nata nel 2013 come una società destinata a offrire servizi di consulenza per il business e la politica, ha guardato fin da subito al mercato americano dei Pac. Ma le sue radici sono più ramificate e complesse rispetto alle tante agenzie di spin doctor dedite a promuovere campagne elettorali e a cercare di indirizzare il consenso sulle due sponde dell'oceano e non solo.

Per provare a fare un minimo di chiarezza, è il caso di partire proprio dalla figura del capo-azienda finito oggi apparentemente in disgrazia. Studi liceali a Eton e laurea in storia dell'arte, frequentazioni altolocate e cosmopolite, Alexander Nix sembra un prototipo vivente dell'elite inglese: quasi macchiettistico, se non fosse reale.

Con i suoi birignao, il modo di vestire, gli occhiali alla Michael Caine, la voce flautata, le buone maniere a nascondere le battute razziste delle email e uno stile di business spregiudicato. Costruito sulla capacità di tessere relazioni lucrose e magari di vendere fumo. Ma Nix, per certi versi, è solo facciata.

Dietro ci sono gli americani: il genio plebeo di Steve Bannon - entrato a far parte di Cambridge Analytica (CA) nel 2014 e fino al 2016 vicepresidente con poteri pressoché assoluti, stando alla gola profonda Christopher Wylie - e i pacchi di miliardi degli investitori amici suoi.

A partire da quelli della famiglia del 71enne Robert Mercer, scienziato capostipite degli studi sull'intelligenza artificiale fattosi imprenditore tecnologico e poi finanziere straricco. Il vero Deus ex machina, forse.

È con Bannon e Mercer che CA avvia una nuova stagione. Non più soltanto operazioni pubblicitarie per conto di clienti spiccioli agganciati in mezzo mondo (dagli staterelli caraibici ai grandi paesi, Italia inclusa) corredate talora - stando alle rivelazioni carpite al management da un reporter sotto copertura - da distribuzione di mazzette, uso di ex spie britanniche o "escort ucraine" per incastrare gli avversari e trucchi vari.

Ma anche sperimentazioni del metodo psicometrico elaborato da ricercatori dell'università di Cambridge. Un meccanismo da 'grande fratello' orwelliano basato - a volerla spiegare grossolanamente - su algoritmi in grado di ricostruire attraverso i 'like' il profilo dei frequentatori di Facebook: decine di milioni di consumatori ed elettori.

Un meccanismo che potrebbe esser stato testato nella campagna referendaria pro Brexit - sostenuta apertamente dal duo Mercer-Bannon - per essere in seguito trasferito negli Usa a beneficio dei possibili candidati presidenziali preferiti dal finanziatore: dapprima il neoconservatore John Bolton, quindi Ted Cruz e infine Trump.

Fra gli apprendisti stregoni di questa tecnica spunta il nome di Aleksandr Kogan, figlio di refuzniki della Moldavia sovietica trapiantatisi negli Usa a fine anni '80. Un intraprendente giovanotto con laurea a Berkeley, phd a Hong Kong e cattedra da 'assistant professor' di psicologia a Cambridge.

Kogan - che è pure titolare d'una start up basata a San Francisco e che per un certo periodo amava firmarsi Aleksandr Spectre - è l'uomo che ha materialmente raccolto e processato i dati personali di Facebook, cedendoli poi a CA: col consenso legalmente valido di entrambi, giura.

Ma è anche il nome che sta innescando sospetti su una potenziale 'russian connection' nella faccenda. Se non altro poiché Aleksandr ha assommato di recente al suo curriculum un contratto da 'visiting professor' all'università di San Pietroburgo, alma mater di Vladimir Putin: col permesso di Cambridge, dei cui ranghi accademici continua a far parte.

Resta tuttavia il fatto che all'origine della storia di Cambridge Analytica c'è la Strategic Communication Laboratories (Scl), società pionieristica nello 'scavo' dei dati e nella comunicazione strategica a sfondo politico in cui Nix si è formato per anni. E della quale CA è stata la filiazione Usa.

Una realtà tutta britannica, la Scl, creata nel 1993 da un altro presunto guru della manipolazione di massa, Nigel Oakes, e legata a doppio filo, secondo alcune fonti, ad ambienti politici e militari atlantici.

Una macchina per la 'conquista dei cuori e delle menti' accusata di aver cercato in passato di condizionare l'opinione pubblica (e seminato disinformazione militare) in terre di frontiera come Afghanistan, Iran, Yemen, India, Pakistan, Sudafrica, Nigeria, Kenya. Ma soprattutto nei paesi dell'ex Urss destinati alle cosiddette 'rivoluzioni colorate': nell'interesse della Nato e contro quello di Mosca.

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