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MONDOOnu, «non affrontate le cause profonde della fuga dei Rohingya»

14.02.18 - 16:58
Non abbiamo ancora visto progressi sostanziali nell'affrontare la negazione dei diritti, ha detto al Consiglio di sicurezza l'Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi
Keystone / EPA
Onu, «non affrontate le cause profonde della fuga dei Rohingya»
Non abbiamo ancora visto progressi sostanziali nell'affrontare la negazione dei diritti, ha detto al Consiglio di sicurezza l'Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi

NEW YORK - A quasi sei mesi dall'inizio delle violenze che hanno spinto circa 700'000 musulmani Rohingya a scappare dalla Birmania verso il Bangladesh, secondo le Nazioni Unite è tempo di affrontarne le «cause profonde» perché i profughi si sentano sicuri a tornare in patria.

«Le cause della loro fuga non sono state affrontate, e non abbiamo ancora visto progressi sostanziali nell'affrontare la negazione dei diritti, che si è acuita negli ultimi decenni", ha detto al Consiglio di sicurezza l'Alto Commissario dell'Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

«È una corsa contro il tempo mentre si profila una nuova importante emergenza», ha aggiunto, spiegando che l'area di Kutupalong a Cox's Bazar, in Bangladesh, è diventata il più grande insediamento di profughi al mondo. E con la stagione dei monsoni che inizierà a marzo, si stima che almeno 107'000 persone vivano in aree soggette a inondazioni o frane.

«Il governo del Bangladesh sta guidando uno sforzo massiccio per prepararsi alle emergenze, ma serve un'accelerazione del sostegno internazionale per evitare una catastrofe», ha continuato, ribadendo che «risolvere questa crisi significa trovare soluzioni all'interno della Birmania».

Grandi ha poi precisato che le condizioni non sono ancora favorevoli al rimpatrio volontario dei Rohingya in Birmania.

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