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IRANProteste antigovernative sempre più ampie: almeno 23 i morti

02.01.18 - 07:24
Una delle ultime vittime degli scontri che da cinque giorni insanguinano l'Iran è un agente dei Guardiani della Rivoluzione. È stato ucciso nella città di Najafabad
Keystone
Proteste antigovernative sempre più ampie: almeno 23 i morti
Una delle ultime vittime degli scontri che da cinque giorni insanguinano l'Iran è un agente dei Guardiani della Rivoluzione. È stato ucciso nella città di Najafabad

TEHERAN - Si allargano le proteste antigovernative in Iran e il numero dei morti negli scontri sale a 23. Un precedente bilancio parlava di 20 vittime. Nella notte sono rimaste uccise almeno nove persone.  Una delle ultime vittime è un agente dei Guardiani della Rivoluzione (in precedenza identificato come poliziotto, Ndr) ucciso da un uomo con un fucile da caccia, che ha ferito anche altri tre agenti, nella città di Najafabad, a circa 300 km a sud di Teheran. Tra le vittime, stando alla tv di Stato iraniana, ci sono anche un bambino di 11 anni e un ventenne, uccisi a Khomeinishahr. Entrambe le città si trovano nella provincia di Isfahan, nell'Iran centrale.

Secondo i media, si contano due morti a Najafabad, nella provincia di Isfahan, e altri due a Khomeinishahr. Inoltre sei persone sono state uccise a Ghahderijan (Isfahan), tre a Tuiserkan (Hamedan) e tre a Izeh (Khuzestan). Ci sono state poi quattro vittime a Doroud (Lorestan) e tre a Shahinshahr (Isfahan).

E mentre il presidente della Repubblica islamica, Hassan Rohani apre ai manifestanti purché le proteste non sfocino in violenze, Donald Trump continua a twittare in sostegno ai dimostranti suscitando le reazioni indispettite di Teheran.

In serata è intervenuta anche l'Unione europea attraverso la portavoce dell'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini: «Siamo stati in contatto con le autorità iraniane e ci aspettiamo che il diritto a manifestare pacificamente e la libertà di espressione siano garantiti, come conseguenza delle dichiarazioni pubbliche del presidente Rohani».

La tv di Stato ha parlato di scontri diffusi, con vittime a Tuyserkan, Shahinshahr, e altre fonti parlano di analoghe manifestazioni a Izeh, oltre che nella capitale Teheran. La notte scorsa, le forze di sicurezza hanno respinto «dimostranti armati» che cercavano di prendere d'assalto stazioni di polizia e basi militari. L'emittente ha mostrato le immagini di banche private assaltate, vetrine sfondate, automobili rovesciate e incendiate, così come un camion dei vigili del fuoco.

Le autorità hanno fatto sapere che oltre 300 persone sono state arrestate nei giorni scorsi tra Teheran e Arak. «Alcuni degli arrestati hanno confessato di essere stati guidati dall'estero per creare disordini. Abbiamo le prove dell'interferenza dell'Arabia Saudita», ha reso noto il governatore della provincia centrale dell'Iran, Ali Aghazadeh, che i fermati «hanno legami con alcuni Paesi stranieri, soprattutto con gli Usa e il regime sionista».

Le sanzioni americane potrebbero colpire i pasdaran - Le nuove sanzioni minacciate nei mesi scorsi da Donald Trump contro l'Iran potrebbero colpire i Guardiani della rivoluzione, una forza che risponde solo al leader supremo, l'ayatollah Ali Khameney. In tal modo si eviterebbe di danneggiare gli iraniani che stanno manifestando. Lo scrive il Wall Sreet Journal, citando dirigenti Usa. L'amministrazione Trump, intanto, sta facendo pressioni su vari Paesi per sostenere i diritti degli iraniani ad attuare proteste pacifiche, sempre secondo le stesse fonti.

450 arresti a Teheran in tre giorni - Sono almeno 450 le persone arrestate negli ultimi tre giorni a Teheran: lo riferisce l'agenzia di stampa iraniana Ilna citando dati confermati dalle autorità locali. Secondo Ali Asghar Naserbakht, vice governatore della provincia di Teheran, 200 persone sono finite in manette sabato scorso, 150 sono state arrestate domenica e 100 ieri nel quinto giorno di proteste antigovernative.

Alcuni arrestati rischiano pena di morte - Il capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran, Moussa Ghazanfarabad, ha detto oggi che alcune delle persone arrestate durante le proteste nel Paese potrebbero essere accusate di 'Muharebeh' (guerra contro Dio), un reato che prevede la pena di morte.

«Uno dei capi d'accusa contro i leader delle proteste può essere il Muharebeh perché essi hanno legami e sono guidati da servizi di intelligence stranieri», ha detto Ghazanfarabadi, secondo quanto riporta l'agenzia semiufficiale Tasnim riferendosi al reato che prevede la pena di morte in Iran.

«Coloro che sono stati arrestati dal terzo giorno delle proteste - ha proseguito - non sono considerati come coloro che protestavano per i loro diritti, e verranno puniti in modo severo per aver cercato di rovesciare il sistema». E poi: «Durante le recenti proteste abbiamo arrestato alcuni mercenari che erano tra i più ricercati negli ultimi anni».

Ghazanfarabadi ha poi spiegato che alcuni dei dimostranti dovranno presentarsi in tribunale in tempi brevi con l'accusa di avere agito contro la sicurezza nazionale e di avere danneggiato proprietà pubbliche.

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