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MAROCCOIl viaggio verso l'Eldorado si trasforma in un incubo per 200 marocchini

21.11.17 - 20:40
I migranti diretti in Italia sono rimasti ostaggio in Libia di un'organizzazione clandestina che li ha ridotti in schiavitù. «Sono stati abbandonati da tutti»
Archivio Keystone
Il loro viaggio si è bloccato in Libia.
Il loro viaggio si è bloccato in Libia.
Il viaggio verso l'Eldorado si trasforma in un incubo per 200 marocchini
I migranti diretti in Italia sono rimasti ostaggio in Libia di un'organizzazione clandestina che li ha ridotti in schiavitù. «Sono stati abbandonati da tutti»

RABAT - Avrebbe dovuto essere il viaggio verso l'Eldorado, ma il sogno di raggiungere l'Italia si è trasformato in un incubo per 200 marocchini rimasti ostaggio in Libia di un'organizzazione di immigrazione clandestina che li ha ridotti in schiavitù. Ora sono in un centro di accoglienza, «abbandonati da tutti». La testimonianza raccolta dal settimanale 'Telquel Arabi' piomba come un macigno in Marocco, a Rabat, accusata di non fare abbastanza.

Raggiunti dai giornalisti, i parenti di alcuni dei ragazzi che hanno tentato la fuga verso l'Italia hanno tutti dichiarato di aver versato 40-50 mila dirham, circa 4-5 mila franchi a testa, agli intermediari marocchini che erano in contatto con un centro libico. C'è anche chi, tra i familiari rimasti a casa, racconta di aver ricevuto minacce dalla Libia. «Ci hanno contattato per avere più soldi - racconta la sorella di una delle vittime - se non l'avessimo fatto, avrebbero ucciso mio fratello».

Qualcuno è riuscito a tornare a casa da solo, ma per 200 di loro l'incubo non è ancora terminato. «Siamo finiti ostaggio di una banda di malavitosi che ha contattato un centro di immigrazione clandestina per venderci. Il nostro acquirente ci ha obbligati a sborsare il doppio della somma che aveva versato per comprarci. L'esercito ha fatto irruzione nella casa dove ci tenevano segregati a Sabratha, nel nord-ovest della Libia, e da lì siamo finiti in un centro di accoglienza: abbiamo bisogno di aiuto», è la testimonianza anonima di uno dei ragazzi che racconta tra l'altro anche di «torture subite», di essere stati «ridotti in schiavitù».

A nulla sono serviti i video girati con i telefonini che qualcuno era riuscito a tenere con sé. Le immagini diffuse sui social non avrebbero commosso il governo marocchino. Il direttore del centro dove si troverebbero i migranti, a Zouara, in Libia, Anour Abou Dib, raggiunto da Telquel Arabi ha confermato che «200 marocchini si trovano in quel centro» e che «nessuno da Rabat si è mai interessato a loro. Molti non hanno nemmeno un passaporto», ha aggiunto, e qualcuno è «finito lì dentro dopo tre o quattro mesi di prigionia».

Il centro di Zouara è noto a molte ong che lavorano con i migranti. Spesso viene definito un lager, dove il cibo scarseggia e le attenzioni verso quanti vi sono detenuti sarebbero ridotte al minimo. La diplomazia marocchina, secondo quanto risulta al settimanale, in queste ore sarebbe al lavoro per riportare a casa tutti.
 
 

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