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È morto Paolo Villaggio

ITALIAÈ morto Paolo Villaggio

03.07.17 - 07:38
Il celebre attore, noto soprattutto per il personaggio di Fantozzi, è spirato in una clinica di Roma. Aveva 84 anni
Keystone
È morto Paolo Villaggio
Il celebre attore, noto soprattutto per il personaggio di Fantozzi, è spirato in una clinica di Roma. Aveva 84 anni

ROMA - Il cinema italiano piange uno dei suoi più grandi esponenti. È infatti morto alla clinica privata Paideia di Roma - dove era ricoverato dai primi di giugno a causa di complicanze respiratorie dovute al diabete - l'attore Paolo Villaggio. Aveva 84 anni. Ad annunciarlo è la figlia Elisabetta su Facebook dove, allegando una foto del padre giovanissimo, scrive: «Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare».

Italiano medio - Villaggio era nato il 30 dicembre 1932 a Genova. Durante la sua carriera ha raccontato con ironia i vizi della società italiana. Attore, scrittore, sceneggiatore e doppiatore, ha dato vita e interpretato personaggi paradossali e grotteschi: tra questi troviamo il professor Kranz, il timido Giandomenico Fracchia e il ragionier Ugo Fantozzi, il personaggio che l’ha consacrato al grande pubblico, emblema dell’uomo medio italiano. E che l'ha fatto amare da milioni di persone.

10 film storici - Paolo Villaggio ha regalato al suo pubblico dieci pellicole del ragioniere più famoso d'Italia. Il primo,"Fantozzi", nel 1975; "Il secondo tragico Fantozzi" un anno dopo; "Fantozzi contro tutti", 1980; "Fantozzi subisce ancora", 1983; "Superfantozzi", 1986; "Fantozzi va in pensione", 1988; "Fantozzi alla riscossa", 1990; il 1993 è l'anno di "Fantozzi in paradiso"; "Fantozzi - Il ritorno", nel 1996; nel 1999 l'ultimo, "Fantozzi 2000".

«Abbandonato» - Nello scorso marzo la figlia di Villaggio aveva postato su Facebook un’altra immagine che la ritraeva con il padre. «Non starà al meglio, certo. Ma il cinema italiano lo ha abbandonato invece mio padre c’è», aveva scritto.

Lo show in Ticino - A novembre 2015 Paolo Villaggio aveva presentato al Palazzo dei Congressi di Lugano il suo show “A ruota libera”. Intervistato da tio.ch/20 minuti aveva detto: «Il mio funerale? Con tanta gente imbucata che fa finta di dispiacersi, sperando in un buffet, come da tradizione americana».

«Vaffanculo alla Svizzera» - Nel 1992, a Venezia ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera. Nel 2000 Paolo Villaggio ha recitato in “Azzurro”, film del regista italo svizzero Denis Rabaglia. Il protagonista, scoraggiato dalle disavventure, a un certo punto esclama: «Vaffanculo alla Svizzera». «Non so come prenderanno questa battuta», aveva dichiarato Villaggio.

Il film venne presentato in prima mondiale come pellicola di chiusura del 53° Festival Internazionale del Film di Locarno 2000 e ottenne, nel 2001, il Premio del Cinema Svizzero quale miglior lungometraggio. In Piazza Grande all'attore venne pure consegnato il Pardo d'Oro alla carriera.

Quando Fantozzi diventò leader - «Tornare al cinema con Fantozzi mi fa comodo: sento di entrare tra i grandi. Mi spiego: Fellini, Monicelli, Moravia non avevano paura di morire, sapevano che comunque sarebbero sopravvissuti attraverso i loro film. A questo punto mi rassereno, forse non devo più temere la morte».

Paolo Villaggio aveva commentato così il ritorno in sala due anni fa, restaurati in occasione del quarantennale, dei mitici film di Fantozzi, quelli con il ragionier Ugo alla guida della Bianchina, impiegato senza qualità della Megaditta, sposato con la sfiorita Pina, padre della mostruosa Mariangela, corteggiatore senza fortuna della collega panterona signorina Silvani.

«Ho sempre pensato di non farcela», aveva raccontato l'attore, comico, scrittore e sceneggiatore genovese. «Da giovanissimo con Fabrizio (De Andrè, ndr) avevamo il sospetto che non avremmo sfondato. Io poi vedevo i film di Totò in televisione, quelli di Stanlio e Ollio, non parliamo di Alberto Sordi, ma non pensavo addirittura di arrivare ad avere l'onore di essere restaurato come un grande e tornare per la porta principale del cinema. Devo ammettere che da un paio d'anni ho la consapevolezza di avercela fatta. E sa perché? Mi incontrano per strada e mi fanno le feste, mi abbracciano, soprattutto le donne. E mi dicono 'grazie perché con Fantozzi ci hai insegnato molte cose prima di tutto ad accettarci'».

Dal 1975, nascita del ragionier Ugo, ad oggi i tempi sono cambiati, in peggio lavorativamente e sindacalmente parlando, aveva sottolineato Villaggio, mentre la considerazione che abbiamo maturato del personaggio è migliorata proporzionalmente. «Fantozzi all'inizio ci faceva ridere, ma veniva considerato un vicino di casa cretino, poi lentamente noi italiani ci siamo scoperti, proprio come lui, almeno per l'80% incapaci di essere competitivi e per una buona parte purtroppo anche dei falliti rispetto alle proprie aspirazioni. In tempi di esodati e di Jobs Act, Fantozzi è un tragicomico leader. Un bel paradosso».

Come nacque Fantozzi? «La parte comica venne fuori in un certo senso come eredità di un mio soggiorno a Londra da cameriere e poi successivamente come cabarettista in navi da crociera, quella più tragica dal mio lavoro alla Cosider come impiegato. Fantozzi coglieva il lato tragico dell'italiano medio, talmente tragico da far ridere. In quell'Italia così competitiva di quegli anni sembrava un pagliaccio, un clown da circo, quasi un estraneo, mentre ora ci si può riconoscere tutti, persino con gratitudine».

Villaggio ha scritto una trentina di libri, otto solo su Fantozzi che al cinema fu rappresentato in 10 pellicole, a partire da quella prima, datata 1975, diretta da Luciano Salce, su soggetto dello stesso Villaggio e sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Salce e Villaggio.

«Ho avuto una vita molto felice e me la sono costruita con accanimento scientifico. Ho visto un Tognazzi meraviglioso, straordinario, un Pozzetto comico buonissimo, ho conosciuto Monicelli, la persona più onesta mai incontrata. Ne ho fatte di cotte e di crude. Posso finire qui - aveva concluso - e dire che ho vissuto».

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