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ISRAELESi suicida per ribellarsi ai rabbini e al marito

30.07.16 - 17:28
Il testo di Esty, la donna suicida, si è rivelato una rivincita, una bomba ad orologeria che ha messo a soqquadro gli ambienti rabbinici ortodossi
Si suicida per ribellarsi ai rabbini e al marito
Il testo di Esty, la donna suicida, si è rivelato una rivincita, una bomba ad orologeria che ha messo a soqquadro gli ambienti rabbinici ortodossi

TEL AVIV - Quando settimane fa la polizia ha trovato il corpo esanime di una donna di 50 anni in un' automobile in riva al mare, il nome Esty Weinstein era ignoto agli israeliani. Nel frattempo è divenuto un potente ed estremo simbolo di liberazione: in particolare per le ebree ortodosse.

Queste ultime infatti sono in balia di rabbini totalitari e alla mercé di mariti magari brillanti nella esegesi di testi sacri ma spesso a digiuno dei concetti più elementari della intimità coniugale.

Almeno per Esty erano appunto i rabbini della setta oltranzista Gur ed il marito a centellinare il numero mensile degli amplessi leciti (due in tutto); erano loro ad imporre un rigido sistema di 'Takanot' (regolamenti) che - ha denunciato - trasformavano il piacere "in una punizione permanente".

Erano loro a vietare qualsiasi contatto fisico anche accidentale fra moglie e marito; a vietare al marito di chiamare la moglie col proprio nome; a costringerla a nascondere i capelli sotto una parrucca; a relegarla nel sedile posteriore dell'automobile.

Incapace di accettare di venir "trattata alla stregua di un pacco" Esty la ribelle, madre di sette figlie, ha gettato la spugna. Già dieci anni fa tentò un suicidio; adesso - dopo aver vissuto gli ultimi anni da laica solitaria, ostracizzata dalla sua stessa famiglia - si è tolta la vita.

Ma sul web ha lasciato una sorta di testamento: 183 pagine in cui riesamina le umiliazioni accumulate in oltre 20 anni di matrimonio. Il suo romanzo autobiografico è intitolato: "Esaudisco il suo volere", e lascia intenzionalmente il dubbio se si riferisca al volere divino, o a quello di un marito-padrone.

Quel testo, in fondo, le è costato la vita perché - spiega - ha riaperto le ferite, ha rimesso in circolazione il pus. Nel romanzo di Esty, la protagonista si chiama Dassy. Come lei è data in sposa ancora adolescente ad un coetaneo visto solo due volte prima del matrimonio. Disastrosa la notte nuziale, frustranti i rapporti intimi negli anni seguenti.

La vita nella setta rabbinica dei Gur ricorda quella di un regime totalitario. Giunti a maturità Dassy e il coniuge Yaakov cercheranno così spazi furtivi di libertà fra i laici di Tel Aviv, concedendosi anche esperienze sessuali molto ardite. Yaakov sembra assuefarsi alla vita sul doppio binario: timorato a Gerusalemme, ma pronto a trasgressioni altrove.

Il suo motto: "Ciò che non si sa, non esiste". Ma Dassy, anche sul binario parallelo, si sente ancora gestita dal marito come un pacco. L'unica via di uscita resta il suicidio. Perché confessando in pubblico i peccati annienterebbe le speranze delle figlie di accasarsi con giovani ortodossi.

Dopo anni di silenzio, "Esaudisco il suo volere" è come una improvvisa eruzione vulcanica in cui la donna cresciuta da ebrea timorata e divenuta laica costringe la società ortodossa a fare i conti con le sue ipocrisie.

L'ex marito, Shlomo Weinstein, ancora membro rispettato della setta dei Gur, replica di essere lui la vittima, di essere stato "linciato" dai tabloid laici. Assicura di aver dato a Esty calore umano e libertà di scelte. "Era una donna malata. Fosse possibile vorrei parlarle ancora, spiegarmi".

Però è tardi. Il testo di Esty si è rivelato una rivincita, una bomba ad orologeria che ha messo a soqquadro gli ambienti rabbinici ortodossi. Fresco di stampa, il libro va in questi giorni a ruba e nelle vetrine delle librerie spunta il volto di Esty Weinstein, con un sorriso lieve sulle labbra.
 
 

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