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STATI UNITIStrage di Orlando, l'Isis rivendica: "Il killer è uno dei nostri"

12.06.16 - 20:42
Il padre del killer, si scopre, è un sostenitore della politica dei talebani afghani
Strage di Orlando, l'Isis rivendica: "Il killer è uno dei nostri"
Il padre del killer, si scopre, è un sostenitore della politica dei talebani afghani

ORLANDO -  Il killer della strage di Orlando "era un combattente dell'Isis". È la rivendicazione dello Stato Islamico attraverso l'Amaq, l'agenzia di stampa del Califfato. Lo riferisce il Site, il sito di monitoraggio sulle attività jihadiste nel web.Nel testo della rivendicazione riportato dalla direttrice del Site Rita Katz in un tweet si legge che una fonte ha detto all'agenzia Amaq: "L'attacco che ha preso di mira il gay club di Orlando, in Florida, e che ha provocato 100 tra morti e feriti, è stato compiuto da un combattente dello Stato islamico.

Lupo solitario fedele all'Isis - Gli investigatori non hanno ancora stabilito ufficialmente se la sparatoria al gay club di Orlando - con un bilancio di 50 morti e 53 feriti, la peggiore nella storia Usa - abbia una matrice terroristica interna o internazionale o di odio anti-gay, ma dai primi indizi raccolti si rafforza l'ipotesi di un 'lupo solitario' simpatizzante dell'Isis e di tendenze omofobe.

Il killer, Omar Saddiqui Mateen, 29 anni di Port St.Lucie, Florida, guardia in un penitenziario minorile, era un americano di prima generazione nato a New York, figlio di genitori afghani emigrati in Usa - con il padre simpatizzante dei talebani - e probabilmente mai integratosi veramente. 'Newcomer', come i due fratelli ceceni rifugiati in Usa, Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, responsabili dell'attentato alla maratona di Boston nel 2013, una "vendetta per le azioni militari statunitensi in Afghanistan e in Iraq". O come Syed Rizwan Farook e Tashfeen Maliki, i coniugi di origine pakistana (ma lui era nato negli Usa) che hanno perpetrato la strage di San Bernardino in nome dell'Isis.

Un filo rosso li lega a Mateen, se non altro a livello emulativo. Anche lui, secondo i media Usa, ha rivendicato la sua azione telefonando al 911 e dicendo all'operatore di voler giurare fedeltà al leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, dopo aver menzionato gli attentatori di Boston. E ha usato un fucile-mitragliatore d'assalto Ar-15, la stessa arma di San Bernardino, lì contro disabili, a Orlando contro i gay.

Due "citazioni" che rafforzano il quadro di un "attentatore della porta accanto" che si inserisce sulla scia di un terrore nato e coltivato in America in un mix di mancata integrazione, seduzione integralista e odio per le minoranze. La cosa che sorprende, riaprendo il dibattito sulle possibili falle nella sicurezza, è che anche Mateen, come i due fratelli ceceni, era sotto i radar dell'Fbi: era una delle cento persone sospettate di essere simpatizzanti dell'Isis a Orlando.

Il Daily Beast riferisce che Mateen divenne "persona di interesse" nel 2013 e poi nuovamente nel 2014. Ad un certo punto, l'Fbi aprì anche un'indagine su di lui, ma poi chiuse la pratica quando non comparve nulla che suggerisse il proseguimento delle indagini.

Suo padre ha escluso categoricamente che il movente sia la religione e ha ipotizzato che a far scattare la rabbia del figlio sia stato un bacio tra due gay a Miami. Ma il Washington Post ha rivelato che l'uomo è un sostenitore della politica dei talebani afghani e che in passato ha condotto una trasmissione tv chiamata 'Durand Jirga' sul canale 'Payam-e-Afghan', in onda dalla California.

In uno dei suoi video rintracciabili su YouTube, Mateen esprime sostegno ai talebani: "I nostri fratelli del Waziristan, i nostri guerrieri nel movimento e i talebani dell'Afghanistan stanno risollevandosi".

L'ex moglie dell'attentatore, che ha divorziato nel 2011 dopo due anni di matrimonio, lo ha descritto come violento, mentalmente instabile, non molto religioso e apparentemente non influenzato dall'Islam radicale. All'inizio, ha raccontato, "sembrava una persona normale, molto riservata. Ma poi ha cominciato a picchiarmi".

 

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