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ITALIAFidanzati uccisi: lui gigolò e lei cubista. E spunta la pista della mafia

20.03.15 - 12:35
Molte le ombre che emergono dalle indagini sulla vita dei due giovani freddati in auto con 5 colpi di pistola
Fidanzati uccisi: lui gigolò e lei cubista. E spunta la pista della mafia
Molte le ombre che emergono dalle indagini sulla vita dei due giovani freddati in auto con 5 colpi di pistola

PORDENONE - Coppia perfetta? Forse no. Il "mantra" ripetuto da parenti e amici della coppia di Pordenone, all’indomani del duplice omicidio, sembra cedere di fronte agli elementi che emergono dalle indagini.

A Pordenone, ieri, sono arrivati almeno dodici fra agenti del Ros e specialisti del Ris, chiamati a risolvere l’enigma: chi sia la persona che alle 19.45 di martedì ha esploso sei colpi calibro 7.65, di cui cinque a segno, uccidendo i due fidanzati nel parcheggio della palestra dove Ragone aveva finito di allenarsi, e dove lei lo era andato a prendere.

Gli investigatori hanno analizzato l’auto a bordo di cui si trovava la coppia e non hanno trovato "nessuna traccia evidente". Non ci sono impronte o elementi utili per risalire al Dna dell’omicida.

Sono state interrogate decine di persone. Un anziano si è presentato al comando con una storia da raccontare: "Giorni prima dell’omicidio ho notato un uomo che si aggirava nel parcheggio". Troppo poco.

Sono stati ascoltati anche i commilitoni di Ragone, sottufficiale carrista del 132esimo reggimento a Cordenons. Il 29enne, pur innamorato di Teresa, avrebbe frequentato altre ragazze. E fatto anche da accompagnatore, anche a donne più mature. Un gigolò, insomma. Una tesi a cui i carabinieri cercano conferme nell’analisi di telefoni, chat e social network.

Il dramma potrebbe essere quindi frutto di gelosia. "Ma è un’ipotesi fra le tante", spiega il procuratore di Pordenone, Marco Martani. E aggiunge: "La 7.65 non è un’arma da killer. La può maneggiare anche una donna". Un’amante di lui? Oppure un marito tradito. Tutto è possibile al momento.

L'altra ipotesi è quella di uno spasimante di lei. Sarebbero almeno due i ragazzi che sognavano un futuro con Teresa. Uno di loro la avrebbe avvicinata con insistenza, tanto che Ragone avrebbe confidato a un amico: "A quello gliela faccio pagare".

Lei, d'altra parte, era molto bella E prima di iniziare a fare la “sub agente” nelle assicurazioni, aveva fatto la cubista in discoteca, con lo pseudonimo Greta, anche con Trifone.

Teresa ai genitori raccontava poco. Non sapevano che avesse lavorato al bar . "Viveva a compartimenti stagni — dice un investigatore — amava il fidanzato, la famiglia, le amiche. Ma questi mondi non si parlavano fra loro". Una riservatezza che celava forse un passato remoto di sofferenza, da cui nasce la seconda pista che gli investigatori prendono "in seria considerazione". La mafia.

Teresa, originaria di Favara vicino ad Agrigento, si era trasferita con la famiglia a San Donato Milanese nel 2006. Undici anni prima suo zio era sparito. Alcuni collaboratori di giustizia raccontarono ai magistrati di Palermo che Antonio Costanza venne ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco.

Un’ultima pista nell’indagine è il debito non corrisposto. Magari contratto nel commercio di anabolizzanti. Ma gli stessi investigatori dicono di prenderla in considerazione "per doveroso scrupolo".

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