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ITALIASchettino: "Scialuppa o morte, non una fuga da comandante codardo"

13.12.14 - 20:08
L'ex comandante della Concordia spiega le sue azioni durante il processo
Schettino: "Scialuppa o morte, non una fuga da comandante codardo"
L'ex comandante della Concordia spiega le sue azioni durante il processo

GROSSETO - Tuffarsi, cadere, salire su una scialuppa. O morire intrappolato nella Costa Concordia, che si ribaltò di colpo e con violenza di fianco davanti al porto del Giglio, bloccando dentro centinaia di persone. Francesco Schettino scelse la scialuppa, e lasciò la nave. Una causa di forza maggiore, a sentirla raccontare da lui al processo di Grosseto. E non una fuga da comandante 'codardo'. È la sua difesa dall'accusa di abbandono della nave.

"In quel momento tra morire, tuffarsi o cadere, sono andato sulla scialuppa", ha detto Schettino, interrogato per la quinta udienza (tre consecutive), totalizzando oltre 35 ore di domande e risposte. L'alternativa, mentre la Concordia si ribaltava e "c'era tensione anche perché era difficile sganciare la scialuppa", ha spiegato, era "morire o buttarsi fuori dall'ombra della nave. Riuscimmo a uscire in tempo, dopodiché la nave si abbatté".

"Purtroppo però ci furono persone rimaste incastrate tra i terrazzini, morirono - ha detto aggravando il tono della voce e abbassando lo sguardo -. Sono momenti indimenticati". Qui per alcuni istanti si è commosso al ricordo delle vittime. Poi ha proseguito, sentito dai suoi avvocati. E parlando delle operazioni di sganciamento e ammaino delle scialuppe, che fu molto difficoltosa per l'eccessiva inclinazione della nave, Schettino ha detto: "Sono pronto ad avere la mia quota di responsabilità". Frase che, pur pronunciata nella forza del discorso, ha destato attenzione perché è la prima volta in cui l'imputato ha ammesso una qualche sua colpa, così come quando ha detto che "fu un'imprudenza deviare dalla rotta consueta" per accostare al Giglio.

Sulla responsabilità di Schettino il procuratore Francesco Verusio dopo l'udienza ha commentato che il suo "contributo causale al naufragio, ai 32 morti e agli altri reati è stato assolutamente determinante", anche rispetto ai suoi ufficiali "il contributo dei quali è stato accertato e già sanzionato coi patteggiamenti".

Nel controesame del pm Stefano Pizza, che lo ha messo sotto pressione, Schettino, infatti, aveva attaccato di nuovo gli ufficiali sul ponte di comando anche per non avergli detto di essere fuori rotta, rimanendo zitti. "Forse pensavano di essere sull'aereo Concorde, e non sulla Concordia, e di volare sopra la montagna" del Giglio, ha ironizzato Schettino.

"Se mi avevano dato i dati corretti ed avessi avuto 30 secondi in più la manovra" d'emergenza "riusciva". "Forse che eravate tutti in un incantesimo?", ha detto Pizza parlando anche di soggezione psicologica degli ufficiali verso Schettino. "Se è così facciano altri lavori, i miei ufficiali preferirono il morire al parlare" col comandante, ha affermato Schettino: comunque "il mio incantesimo si è rotto quando ebbi la visione della schiuma" del mare presso gli scogli affioranti. Ma era troppo tardi e la Concordia schiantò.

ats ans

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